L’origine di questo piatto sembra abbia una storia di secoli alle spalle e risalga addirittura ai tempi dello Stato Pontificio, i cui confini si estendevano fino alla Romagna: la tardura sarebbe infatti la variante romagnola della stracciatella, minestra in brodo nata sotto la Roma papalina.
Il nome Tardura talvolta era sostituito da Minestra del paradiso nome con cui la propone il forlimpopolese Artusi nel suo celeberrimo “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene”
Ricetta n° 18
È una minestra sostanziosa e delicata; ma il Paradiso, fosse pur quello di Maometto, non ci ha nulla che fare. Montate sode quattro chiare d’uovo, incorporateci dentro i rossi, poi versateci quattro cucchiaiate non tanto colme di pangrattato fine di pane duro, altrettanto di parmigiano grattato e l’odore della noce moscata. Mescolate adagino onde il composto resti soffice e gettatelo nel brodo bollente a cucchiaini. Fatelo bollire per sette od otto minuti e servitelo. Questa dose potrà bastare per sei persone.
Una curiosità: la variante della vicina Toscana prende il nome di “panata”.