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Vini di Romagna

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 4 minuti

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Incastonata tra l’Appennino tosco-romagnolo e il Mar Adriatico, la Romagna è una terra senza confini guidata da una geografia sentimentale che da sempre contraddistingue gli animi della sua popolazione.

Qui il buon vino scandisce la vita dei suoi abitanti: lo scrivevano gli autori latini, elogiando la grande produttività di questo comprensorio ma soprattutto secondo i dati storici che documentano come, attorno al 1880, il consumo medio annuale di vino pro capite si aggirasse attorno ai 150 litri contro una media nazionale molto inferiore (95 litri).

Mappa di Romagna (1955) by Giannetto Malmerendi

Mappa di Romagna (1955) by Giannetto Malmerendi

Una necessità, quella del vino in Romagna, strettamente legata alla cultura e alla civiltà contadina di queste zone, come ricordano i tanti proverbi e le tradizioni che richiamano l’uso e il consumo del celebre nettare degli dei.

Tuttavia ciò non sempre, soprattutto nei secoli passati, è stato sinonimo di qualità. Tra il ‘700 e la prima metà del ‘900, difatti, l’interesse è stato rivolto principalmente a produrre grandi quantità di vino: da un parte perché era funzionale all’attività dei contadini che avevano bisogno di un alimento portatore di forza e energia, dall’altra perché serviva per surrogare la mediocre qualità dell’acqua di queste zone, ancora non soggette a opera di bonifica.

Negli ultimi quarant’anni, però, la rotta si è invertita e qualcosa è mutato nel modo di produrre e consumare vino, con un ricambio generazionale che ha introdotto moderne tecniche di coltivazione della vite.

In Romagna nuove strade si sono aperte ai vini di qualità, pur rimanendo legati al territorio e alla sua gente. Ciò ha permesso di ottenere riconoscimenti di origine controllata e garantita: a partire dall’Albana Docg e dal Sangiovese Doc – i vitigni più rappresentativi di questo comprensorio -, passando al Trebbiano Doc, al Pagadebit Doc e infine alla Cagnina Doc.

Albana Docg

Albana di Romagna | Foto © Consorzio Vini di Romagna

Albana di Romagna | Foto © Consorzio Vini di Romagna

Prodotto solo in Romagna nelle tipologie secco, amabile, dolce, passito e passito riserva, è il vino della feste e dei riti della tradizione.

Dal colore chiaro dorato, ancora oggi è il vino che si offre ai propri ospiti per onorarli della loro presenza. Ha un sapore leggero e delicato e fino a pochi decenni fa, quando nasceva una bambina, venivano preparate sei bottiglie da aprire nel giorno del suo futuro matrimonio.

Poeti e letterati ne hanno decantato il sapore e la tradizione lo lega in qualche modo a storie di donne, come nel caso della leggenda di Galla Placidia e l’origine del toponimo Bertinoro. Si narra, infatti, che giunta nei pressi della località, l’imperatrice abbia bevuto una ciotola di Albana locale, esclamando “Non così umilmente ti si dovrebbe bere, bensì berti in oro”.

Sangiovese Doc

Vitigni di Sangiovese | Foto © Gagarin Magazine

Vitigni di Sangiovese | Foto © Gagarin Magazine

È il vino romagnolo per eccellenza. Prodotto nelle tipologie novello, superiore e riserva, riflette appieno nella sua forma la forza e il calore dei romagnoli ma anche la tenerezza dei loro sentimenti.

L’origine di questo vitigno è alquanto incerta e molto dibattuta tra Romagna e Toscana. Secondo i primi tutto ebbe inizio nei pressi di Santarcangelo, dove sul Monte Giove (O Collis Jovis) si trovava un convento di frati che coltivano la famosa vite.
La leggenda narra che durante un banchetto un ospite di riguardo provò a chiedere quale fosse il nome di quel buonissimo vino in tavola, sentendosi rispondere da un frate “Sanguis Jovis!”. Secoli più tardi, nel 1976, per solennizzare questa nascita fu collocata sul Monte Giove una lapide che ricorda quella leggendaria origine.

Molti ampelografi al contrario sono concordi nell’affermare che il Sangiovese sia nato in Toscana e tra il XV e il XVI secolo, con l’espansione di Firenze, abbia raggiunto in seguito anche la Romagna.

Indipendentemente dalle origini, oggi tutta l’area che va sotto il nome di Romagna Toscana rappresenta il frutto di secoli d’incontri, scambi e fusioni tra la cultura del Rinascimento fiorentino e la civiltà romagnola. È qui che il Sangiovese ha trovato il terreno ideale per svilupparsi e legarsi definitivamente al territorio.

Trebbiano Doc

Vitigni di Romagna | Foto © Consorzio Vini di Romagna

Vitigni di Romagna | Foto © Consorzio Vini di Romagna

Servito per accompagnare primi piatti, secondi leggeri e fritti di pesce, in Romagna il vino bianco per eccellenza è il Trebbiano.

Detto “Trebbiano della fiamma” per via della coloratura giallo-oro che assumono i suoi acini quando raggiungono la piena maturità, viene prodotto nei territori delle province di Bologna, Forlì, Ravenna, anche nelle versioni spumante e frizzante.

Come per l’Albana, anche per questo vitigno le origini sono incerte. Secondo Varrone fu portato in regione dagli Etruschi; Plinio il Vecchio, invece, lo lega alla Campania, nei dintorni di Capua “Vinum trebulanum (…) in agro Trebulanis”; altri ancora al fiume Trebbia o a uno dei numerosi borghi che riporta il suo nome come Trebbiano presso Sarzana, Trebbiano di Ponte Nizza nell’Oltrepò Pavese, Trebbio vicino a Sansepolcro, Trebbio nel Bresciano o la città di Trebula, oggi Treglia, in provincia di Caserta.

Pagadebit Doc

Vitigni di Pagadebit | Foto © Fattoria Ca' Rossa

Vitigni di Pagadebit | Foto © Fattoria Ca’ Rossa

È uno dei vitigni simbolo della Romagna, tanto da aver ricevuto nel 1989 il riconoscimento di Denominazione Origine Controllata.

Ottenuto da uve di Bombino Bianco, provenienti dalle pianure pugliesi, è arrivato in Romagna ai tempi dei Bizantini e da allora viene coltivato sui pendii delle colline romagnole.

Si tratta di un vino estremamente versatile, capace di adattarsi ai numerosi piatti della tradizione culinaria locale grazie al suo gusto secco, avvolgente e fragrante.

Il suo nome si rifà a un antico racconto contadino secondo il quale un tempo questo vino venisse usato per pagare i debiti, i cosiddetti Pagadebit, contratti e accumulati durante l’annata vitivinicola.

Cagnina Doc

Vitigni di Cagnina | Foto © Blueblazer

Vitigni di Cagnina | Foto © Blueblazer

Un vino rosso amabile, pronto per essere bevuto poco tempo dopo la vendemmia in seguito a una breve maturazione in botte.

Le origini del suo vitigno sono friulane e probabilmente fu introdotto anche lui in Romagna ai tempi dei Bizantini quando, per la costruzione dei grandi monumenti del territorio di Ravenna, furono importate grosse quantità di pietra calcarea dall’Istria.

La cagnina è realizzata usando le uve del vitigno Refosco, localmente detto Terrano (minimo 85%), con l’eventuale aggiunta di altri vitigni raccomandati o autorizzati delle province di Ravenna e Forlì-Cesena (massimo 15%).

Ricorda che…

L’Enoteca Regionale Emilia Romagna è un’istituzione importantissima dell’Emilia Romagna. Dal 1970 promuove e tutela il vino regionale nella sua interezza, sia in in Italia sia all’Estero.

Nella splendida cornice del borgo di Dozza, una cantina di 1000 mq racchiude oltre 800 etichette: dai vini agli spumanti e i vini passiti, a cui si affiancano aceto balsamico, distillati e olio extra vergine d’oliva, tutti prodotti rigorosamente all’interno dei confini regionali.

Autore

Davide Marino

Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi

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