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Quasi quasi prendo il treno…storico: esperienza di turismo lento

di /// Giugno 3, 2022
Tempo stimato di lettura: 5 minuti

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“è ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria”

Voltaire

Per saziare la tua voglia di turismo lento hai mai pensato a viaggiare a bordo di un treno storico?

In Emilia Romagna sono due gli itinerari che regalano l’esperienza di un viaggio nel tempo, grazie al lavoro fatto negli ultimi anni per recuperare le tratte storiche valorizzandole e convertendole ad un turismo sostenibile: stiamo parlando della Porrettana e della Faentina (ovvero il Treno di Dante).

Non è necessario disporre di molti giorni per regalarsi una vacanza fuori dal comune.
Le emozioni che puoi vivere sono molteplici e hanno il sapore antico della storia e il fascino di un mondo passato carico di magia e di suggestioni.

Tra grandi sbuffate di vapore, fischi, cigolii e soffiare di stantuffi, il tempo si ferma regalando uno ‘spettacolo’ d’altri tempi che, con i suoi suoni e odori mentre ridesta nella memoria dei più anziani antichi ricordi, regala piacevoli scoperte nei più giovani alla loro prima esperienza.

Prenditi il tempo di viaggiare in totale relax, godendoti il panorama senza lo stress di code chilometriche. A bordo di un treno “a bassa velocità”, fuori dalle grandi linee di comunicazione, tra paesaggi da cartolina e alcuni dei borghi più belli d’Italia, per conoscere e rivalutare anche i prodotti enogastronomici che il territorio offre.

Sarà un’esperienza viaggiare sui sedili in legno delle storiche carrozze di terza classe soprannominate ‘Centoporte’ per via dei numerosi sportelli presenti su ogni fiancata per facilitare la rapida salita e discesa dei passeggeri.

5 motivi per un viaggio su un treno storico

Se sei ancora indeciso ecco 5 motivi per vivere l’esperienza di un viaggio a bordo di un treno storico:

  1. Perché fare un viaggio nel tempo può aiutarti a capire, oltre alla geografia, anche la storia del mondo.
  2. Perché puoi scoprire il paesaggio da un punto privilegiato rispetto alla quotidianità, con suoni, velocità e rumori inusuali, nuovi, quasi alieni seppure amichevoli e confortanti.
  3. Perché puoi trovare le inquadrature perfette per i tuoi scatti fotografici visto che certi scorci, alcune prospettive, sono visibili solo dal treno.
  4. Perché si tratta di un viaggio da Sabato del villaggio: un viaggio per il gusto di viaggiare senza la fretta di arrivare. Aspettare per osservare e prendersi tutto il tempo per godere di ciò che normalmente ignoriamo.
  5. Perché è un’idea perfetta per un viaggio in famiglia, capace di ammaliare anche i più piccoli!
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Marzabotto (BO) – Treno storico, ph. Fabrizio Carollo

Faentina transappenninica – Treno di Dante - Treno storico Faenza – Firenze

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Brisighella (RA) -Treno storico, ph. Andrea Ceroni

Preparati ad un pittoresco viaggio nel cuore dell’Appennino Tosco Romagnolo che sbuca nella vicina Toscana: è dalla fine dell’Ottocento infatti che la ferrovia Faentina, partendo dalla romagnola Faenza attraversa le Valli del Lamone, della Sieve e del Mugello e porta a Firenze culla del Rinascimento. Sarà un po’ come ripercorrere le antiche vie percorse dal pellegrino Dante.

Un’esperienza premiata da uno spettacolo sublime tra ville e castelli medioevali dove il paesaggio collinare con frutteti di peschi e ciliegi che in primavera diventano nuvole di fiori, anticipa quello montano del versante toscano attraversato da numerose gallerie e viadotti.

Tre le tappe del versante romagnolo: la graziosa città d’arte di Faenza nota per le sue Ceramiche e il piccolo borgo medievale di Brisighella, adagiato ai piedi di tre spettacolari pinnacoli, tra natura e archeologia che offre anche un’offerta termale – anche se momento lo stabilimento è in ristrutturazione e la millenaria Ravenna, famosa per i suoi mosaici. Tutte e tre sono situate  lungo il Cammino di Dante e le Vie di Dante.

Anche nel 2022 sarà attivato il Treno di Dante: da sabato 4 giugno al 1° novembre, per 32 giornate, potrai salire a bordo dello storico treno “Centoporte”, da Firenze – città natale di Dante – a Ravenna – dove riposano le sue spoglie toccando i luoghi dell’esilio con la possibilità di viaggiare anche con la bici al seguito. Per un’esperienza autentica e sostenibile. Novità di questa edizione: la nuova formula “crociera che con tre soste tecniche e la sosta prolungata (1h.30’) a Brisighella e Faenza permetteranno di scoprire al meglio le due località e la possibilità di prenotare in prima e seconda classe per viaggiare comodamente seduti su divani imbottiti con dettagli Liberty.

Oltre al viaggio in treno giunti ad ogni tappa si possono visitare musei e castelli o assaggiare piatti tipici, usufruendo delle convenzioni comprese nel biglietto.

Inoltre, durante l’anno sono almeno un paio le date in programma, in occasioni di sagre (tartufo e castagne), dove poter salire a bordo dei treni a vapore e rimanere incollati – per tutta la durata del viaggio – al finestrino per cogliere le diverse sfumature naturali che si susseguono – a due passi dal Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola e del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Info:
Imola Faenza

Porrettana Transappennica – Treno storico Bologna – Pistoia

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Porretta Terme (BO) -Treno storico, ph. mytrolleyblog

L’occasione per un viaggio in treno da Bologna a Porretta Terme lungo l’antica via transappenninica della ferrovia Porrettana, una delle prime grandi infrastrutture dell’Italia unita completata nel 1864 che arriva fino a Pistoia, immersi nel paesaggio dell’Appennino Tosco-Emiliano, tra benessere, natura e storia.

Tra le tappe Casalecchio di Reno, con la sua Chiusa riconosciuta dall’UNESCO come Messaggeri di una Cultura di Pace, Sasso Marconi posto sui colli bolognesi, l’archeologica Marzabotto e Riola che ospita la chiesa opera di architettura del finlandese Alvar Aalto poco lontana dal gioiello moresco di Rocchetta Mattei.

Ultima tappa in terra emiliana Porretta Terme, località nota per le sue benefiche acque termali e per l’internazionale Porretta Soul Festival che a luglio diffonde la vera anima del soul  in tutti gli angoli del borgo.

Ogni anno diverse date in programma ti consentono di salire a bordo di  treni a vapore e carrozze del primo Novecento (con ca. 300 posti) alla scoperta dei suggestivi scenari naturali e delle bellezze culturali dell’Appennino bolognese, in occasione di eventi speciali che propongono anche un ricco calendario di appuntamenti musicali, teatrali e letterari.

Per il 2022 al momento non sono previste programmazioni.

Info:

Discover Alto Reno Terme
Bologna Welcome 

Segnaliamo anche la possibilità di fare l’esperienza anche per chi viene dalla Toscana, partendo dal Deposito Rotabili Storici di Pistoia – servizio sospeso per il 2021.

Scegli di vivere la tua prossima esperienza di turismo lento a bordo di un treno storico, dove il protagonista del viaggio è il paesaggio. Un viaggio che diventa una piccola vacanza esclusiva.

Altre info anche su treni storici e turistici:
Fondazione Treni Storici 
Ferrovie Turistiche
Associazione Treni Storici Emilia Romagna

Un consiglio. Visto che percorrere le tratte su treni storici è possibile solo durante le iniziative organizzate, qualora non riusciste a prendervi parte, vi suggeriamo di fare i due percorsi a bordo dei treni regionali (attivi tutto l’anno): siamo certi che, anche in assenza dell’atmosfera storica, soddisferete lo stesso la voglia di lentezza.

Ravenna-treno-Faenza-Firenze-ph.laurabaccarini

Treno Faenza-Firenze, ph. @laurabaccarini via Instagram https://www.instagram.com/p/BvKaiITFa42/

Il treno ha fatto incontrare ed innamorare molti.
Alcuni si sono innamorati del treno.

Ing. Luigi Francesco Cantamessa Armati – Direttore Fondazione FS

Autore

Celestina Paglia

Sangue siculo – abruzzese, nata e cresciuta a Firenze, emiliano romagnola di adozione. Montanara inside da sempre, da poco ha scoperto la sua passione anche per il mare…

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Questo articolo ha 9 commenti

    • Elisa Mazzini

      Buongiorno Maria Silvia,
      ti consigliamo di recarti in treno presso una delle stazioni da cui passano le linee storiche e iniziare il tuo percorso da lì;
      se possiamo esserti di maggiore aiuto siamo qui.
      Cordialmente,
      Elisa

    • Celestina Paglia

      Buongiorno Lorena,
      per avere informazioni sulle date in cui sarà possibile viaggiare sui treni storici dell’Emilia-Romagna ti consigliamo di tenere monitorate le pagine di Bologna Welcome e Imola Faenza , che con il calendario alla mano ti sapranno dare anche tutte le informazioni per la prenotazione 🙂

    • Celestina Paglia

      Buongiorno Anna,
      al momento non sono stati pubblicati i nuovi calendari. Per avere informazioni sulle date in cui sarà possibile viaggiare sui treni storici dell’Emilia-Romagna ti consigliamo di tenere monitorate le pagine di Bologna Welcome e Imola Faenza, che con il calendario alla mano ti sapranno dare anche tutte le informazioni per la prenotazione

  • fabio

    Buongiorno, posso trasmettervi un mio commento/articolo proprio sulla Faentina e sulla sua “dimensione di lentezza” che è stato molto apprezzato? Se avete la pazienza di leggerlo, spero che vi piaccia. Grazie

    LA FAENTINA (tratto Faenza- Borgo S. Lorenzo)

    …manca…
    Conscio che ogni esperienza si viva più o meno intensamente a seconda del proprio stato d’animo e, naturalmente, dalla propria predisposizione caratteriale, rincorrendo la gloriosa Faentina, un giorno di giugno 2017, mi sono ritrovato immerso in una altra dimensione, oserei dire quasi incantata, come fagocitato da una realtà passata…
    La Faentina è la gloriosa ferrovia che collega Faenza a Firenze, attraverso la cosiddetta Toscana romagnola e parte del territorio del Mugello in cui, mi rendo conto, regna ancora, mediamente, un reale connubbio tra natura e storia, ambiente e arte del costruito, in questo caso, archeologia ferroviaria.
    Ho voluto così, finalmente, gustare di persona questa linea, che già da molti anni mi ero riproposto di esplorare, leggendo vari reportages sulle riviste di settore e di turismo.
    Sono rimasto letteralmente ipnotizzato dal suo deciso aspetto ormai “demodè” e, comunque, se posso permettermi, dalla dimensione decisamente slow che pressapoco accomuna tutte le zone che attraversa.
    Penso che ormai non sia facile trovare una “realtà perduta” come quella della Faentina, in un mondo dove, sempre più, tutto è segnato dalla fretta e dall’ansia.
    Anzi, mi sembra quasi un elogio al tempo andato (o ritrovato) e alla lentezza intesa come giusto modo di vivere.
    Quel giorno, ho fatto un vero tuffo nel passato.
    Ho iniziato il mio viaggio da Brisighella, già da tempo visitata, bellissima, dove mi ha accolto una stazione “infiorata” e curata, ancora dalle tipiche insegne di 40/50 anni fa, nere con la scritta “BRISIGHELLA” in bianco.
    Mi hanno colpito subito anche le “ritirate” (così denominate), con la porta aperta e decisamente pulite (cosa alquanto rara).
    A fianco, dalla bocca del leone fregiata della bella fontanina in metallo fuso (anch’essa in prezioso stile retrò), zampillava acqua potabile e fresca.
    Che bello per un turista trovare tutto ciò!
    Ma allora in Italia non va poi così tutto male! C’è anche del buono nei servizi statali e comunali, forse qui riferibili proprio al recupero, più o meno voluto, di un mondo passato…
    Dopo Brisighella, un pò più a sud, a Fognano, la viabilità attuale ricalca ancora l’antica direttrice, che, nel centro della borgata, si fa stretta e si incunea tra antiche case, costringendo così il traffico automobilistico a rallentare e transitare a senso unico alternato.
    Evidentemente, la cura per la bellezza, ad esempio per le fioriere appese al ponte della statale sul Lamone, il bel fiume che ha aperto la valle, fa di questi territori un punto di forza.
    A ragione, dico io!
    A Strada Casale, la strazioncina, la cui denominazione sul muro è a caratteri tipici dell’epoca del Fascio, è isolata tra i campi e, cosa che la rende ancora più interessante, raggiungibile solo a piedi.
    Intanto le colline hanno preso ormai il posto della pianura e meravigliose bancate di flysh e di gessi fanno spesso da sfondo a una campagna verde e rigogliosa, punteggiata continuamente da casolari, cipressi, alberi da frutto e vigneti.
    Lungo la strada incontro una vecchia trattoria, che sembra preannunciare la fermata di Sant’Eufemia, proprio dopo una breve galleria, dal portale molto curato in blocchi di arenaria.
    E’ la volta di San Cassiano, dall’immancabile fontanina e, ancora una volta, dalle ritirate con l’originaria, antica indicazione SIGNORE e SIGNORI.
    Poco dopo, attraverso una scalinata che mi porta in mezzo a terrazzamenti coltivati, raggiungo la stazione di San Martino in Gattara, un solo binario.
    Gli altri sono stati tolti evidentemente perchè ormai non servono più.
    Sorpresa: sulla panchina di fianco al binario c’è una ragazza solitaria.
    E’ molto giovane.
    Come faccio a non dirle niente?
    Faccio due chiacchiere con lei: si chiama Celeste e sta aspettando il treno per Faenza e raggiungere il suo ragazzo.
    Anche questo incontro mi suggerisce una domanda: ma dove si trovano ancora delle realtà così? (chi è che aspetta ancora il treno per fare poco più di venti chilometri?)

    Proseguo: dopo San Martino, è la volta di Popolano di Marradi, altra stazioncina aggrappata al fianco della montagna, poco più che una fermata, che si raggiunge solo grazie ad un sentiero pedonale che si snoda fra magnifici orti e piccoli vigneti coltivati a terrazze a conduzione famigliare.
    Tra i filari, salendo alla stazione, un signore sta zappando la terra e, guardandomi, si sarà chiesto: “chissà cosa starà facendo quello lì con la macchina fotografica in mano!”.
    Lo saluto e proseguo, letteralmente immerso tra voli e canti di rondini.
    Nella sala d’aspetto, battezzata così come la stazione stessa dalle immancabili scritte stile Fascio, trovo, nel cestino dei rifiuti, due vecchi poster degli arrivi e delle partenze: per un matto come me, è l’occasione per portarli a casa e farne un bel quadro da appendere in sala!
    E finalmente arrivo a Marradi, già in Toscana ma al di qua del crinale.
    La stazione è grande e il fascio binari è vasto.
    Sicuramente avrà avuto molta più importanza in passato, data anche la presenza di una piattaforma girevole, un ricovero per locomotive e un importante scalo merci ormai purtroppo fatiscente e in rovina.
    Oltre Marradi, la ferrovia entra forse nella parte più selvaggia della linea, incastonata tra le montagne, sorvolando valli verdissime su antichi viadotti.
    Entra anche spesso in galleria.
    Proprio al termine di una di queste, il treno ferma a Biforco, altro graziosissimo, remoto fabbricato viaggiatori su due livelli, stile Popolano, immediatamente preceduto da un breve tunnel.
    Tra la galleria e la stazione, una stradina scavalca la linea su un piccolo ponte tutto in salita.
    Il muro del ponte è aggraziato da diverse piante di capperi in fiore: non per niente, infatti, è esposto a sud e, evidentemente, il clima non è più quello tipico “da pianura Padana”.
    Biforco, che strano nome! Chissà quale sarà la sua etimologia.
    Nella sala d’aspetto, ci sono due meravigliose antiche panche in legno .
    Mi sembra legno rossastro di ciliegio, pregiato: la seduta e lo schienale sono curvati in forma anatomica con braccioli, sempre in legno, che si possono alzare e abbassare a piacere.
    E’ una rarità… che bellezza!!!
    Speriamo che rimangano sempre lì.
    Segue Crespino sul Lamone, isolata stazione di incrocio che precede di poco la lunga galleria di Valico, costruita alquanto distante dall’abitato, evidentemente dove le condizioni lo permettevano.

    Ho capito, allora, in modo particolare, quanto ogni cosa sia preziosa in base a quanto ti lascia dentro, in base ai sentimenti che ti fa provare.
    La Faentina, quel giorno, mi ha stregato e, anche per “incatenare” il fascino della prima volta e le sue fortissime emozioni, ho scritto queste righe. Mi sono sentito talmente coinvolto, che sono entrato anche nella chiesa di questo paesino per assaporare meglio la “magia” che mi circondava e ho dialogato col parroco (che, si era, nel frattempo, affacciato alla finestra della sua abitazione, di fianco alla chiesa per vedere chi ci fosse).
    Crespino: due case, un bar, una piazzetta e una chiesa. E’ famoso per un eccidio importante qui avvenuto durante la seconda guerra mondiale e perchè, incastonato così fra le montagne, è considerato il paese delle mille fontane.
    E’ così che mi faccio prendere dal momento:
    mi tuffo, naufrago nella sua realtà, esco proprio allo scoperto, mi mostro per quello che sono. Ci sono sempre dei luoghi che mi lasciano qualcosa dentro: ma qui, i panorami particolari, i covoni di fieno (nei pressi della stazione abbandonata di Fantino), gli orti coltivati su miseri fazzoletti di terra strappati alle pendici della montagna, le pecore al pascolo, simbolo di un’esistenza povera, direi essenziale, mi richiamano a quella stessa realtà che forse tutti in fin dei conti necessitiamo. Non provo vergogna a dire che il “sentimento di amore per la vita” che ho provato, in quel frangente, è come traboccato in me e mi è sembrato più facile, quasi normale, anche accettare le preoccupazioni, le inquietudini che spesso mi assalgono. Sono molto suggestionabile, è vero, ma la montagna mi ha sempre regalato emozioni particolari.
    “Basta sognare”, mi dicevano da bambino.
    Intanto, mentre la ferrovia si snoda all’interno della galleria, la statale passa per piccole borgate come Razzuolo, già frazione di Borgo S. Lorenzo, metri sul livello del mare 631, tutto esplicato nel cartello situato sopra la porta di un Sali e Tabacchi nonchè posto di telefono pubblico, indicato dall’ormai introvabile insegna gialla col simbolo della cornetta all’interno del disco telefonico.
    Due tavolini, qualche sedia tra l’ingresso e la strada deserta mi permettono di potermi godere una bibita fresca in tranquillità.
    La strada segue, grosso modo, il percorso sotterraneo della ferrovia e, forse proprio in prossimità di metà galleria, passa di fianco a una strana torretta e a un altro fabbricato che mi fa pensare subito ad un pozzo chiuso.
    Penso poi, che non ci possano essere dubbi: secondo me, quella è una vecchia presa per il ricambio d’aria all’interno del tunnel che scorre sotto, più che mai necessaria al tempo delle macchine a vapore che con i loro fumi, rendevano l’aria irrespirabile.

    Allo sbocco meridionale della galleria di valico (denominata degli Allocchi), c’è Fornello.
    Fornello è una stazione abbandonata e isolata, in mezzo ai boschi, in una stretta valle, raggiungibile solo a piedi.
    Diversi anni fa, quando ancora non c’era mio figlio, io e mia moglie abbiamo fatto un viaggio nei paraggi e, causa mia che mi ero già documentato, nonchè già “ipnotizzato” da quei posti, a fatica l’abbiamo raggiunta, ma con enorme soddisfazione.
    Da dove la strada finiva, al paese di Gattaia, per un’ora circa a piedi in mezzo ai boschi, ci siamo arrampicati anche al fianco della montagna per poi seguire letteralmente il binario, perchè non c’era più la traccia del sentiero.
    Sicuramente Fornello era una stazione quasi solo di servizio che serviva ben pochi utenti (non ci sono case nei paraggi, ma solo sterminati boschi), unico luogo di contatto col mondo, con la civiltà.
    Sicuramente vi era presente un altro binario, che è stato successivamente rimosso , perchè la larghezza della massicciata lo rivela chiaramente.
    Esiste ancora una bella e alta torre dell’acqua.
    Probabilmente le vaporiere facevano sempre sosta qua per rifornirsi dopo la lunga salita.
    In più, una muraglia a lato della linea, in contropendenza, mi suggerisce che probabilmente esisteva anche un binario cosiddetto “di lanciamento” che serviva proprio a lanciare il treno, precedentemente qui retrocesso, per affrontare la salita del valico degli “Allocchi”. Sbaglio?
    Ho saputo, successivamente, che, nascosta dalla vegetazione, c’ è infatti anche una galleria di ricovero per la loco di spinta, che mi sono perso: è l’occasione quindi per tornare sicuramente!!!
    Che magia Fornello, emblema di tempi antichi e di fatica!
    Proseguendo, arrivo a Ronta, luogo di incrocio tra convogli.
    La stazione, molto graziosa, è posta più in alto rispetto al paese, anch’essa aggrappata al fianco della montagna, su un terrapieno sorretto da una imponente massicciata davvero spettacolare.
    Tre binari, un piccolo scalo merci, un serbatoio dell’acqua abbandonato, stile Fornello.
    Poi, in breve, raggiungo il grosso centro di Borgo San Lorenzo, luogo di incrocio e “purtoppo, torno nel 2017”.

    Riassumendo: la Faentina, con tutto il suo contesto, è un tuffo nel passato, è un mondo perduto che, per me, merita la tutela più assoluta.

    Fabio Ligabue

    • Celestina Paglia

      Grazie Fabio per il commento/articolo.
      Per il futuro, se vorrei condividere con noi altre tue esperienze #inEmiliaRomagna, potresti collaborare al nostro blog con un pezzo nell’ambito della Rubrica Parlami di tER.

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