Il fiume serpeggia come un cavo elettrico attraverso la Pianura Padana, dalle Alpi al Mare Adriatico.
La sua traiettoria interseca quella dell’attuale via Emilia, che dal mare di Rimini si snoda verso Piacenza e il Po.
Questi due fili conduttori caratterizzano l’Emilia-Romagna in modo indelebile forgiandone la vita quotidiana e, di conseguenza, la storia.
Sono due vie di comunicazione e, come sempre hanno fatto le vie e i fiumi, plasmano la vita delle persone che al loro fianco e sopra di esse vivono.
Paolo Simonazzi dedica al Po una mostra e un libro Il filo e il fiume, che accosta il Po a un filo conduttore attraverso il territorio. L’esposizione si tiene Parma nelle sale di Palazzo Pigorini.
La corrente e il ritmo
Francesco Zanot nel suo contributo critico al libro ci invita all’ascolto di quello che chiama il “canto flebile di un territorio sovra-territoriale, all’attacco della geografia politica, aggrappato com’è alla linea traballante dell’acqua per centinaia di chilometri”.
Le immagini di Simonazzi ci trasportano in sordina, senza enfasi, attraverso i territori bagnati dal Po, dal Fiume per antonomasia in Pianura Padana.
Ritraggono paesaggi, persone, avvenimenti, con inquadrature fuori dai classici schemi di una composizione di maniera. Sono scatti che ritraggono la vita, con una semplicità disarmante ma altamente espressiva.
Per chi conosce la regione del Po, questi scatti appaiono genuini, descrivono le atmosfere e i luoghi, immergendo l’osservatore nella vita del territorio.
Il Fiume non compare in tutti gli scatti, ma se ne sente sempre la presenza.
Come scrive Davide Papotti nel volume, esso viene esplorato “per “sottrazione”, escludendo quasi sempre l’immagine stessa delle acque, […] per provare a indagare fino a quanto riesce a spingersi nell’“entroterra” l’identità fluviale”.
L’ispirazione
Simonazzi si ispira al lavoro Sleeping by the Mississippi del fotografo statunitense Alec Soth, un’indagine conoscitiva condotta nel 2004 lungo il corso del più grande bacino idrografico dell’America settentrionale.
Il titolo Il filo e il fiume fa riferimento all’album musicale The river and the thread (2014) di Rosanne Cash, in cui la cantautrice americana, figlia di Johnny Cash, ripercorre il Sud degli Stati Uniti alla ricerca del passato e dei ricordi della sua famiglia.
Simonazzi accosta quindi il Po a un altro fiume con una grande tradizione, chiudendo il cerchio. Le civiltà antiche sono nate lungo i fiumi, da loro è nata la società americana che i fiumi ha cantato nelle ballate, fotografato, raccontato.
Un libro e una mostra di fotografia sul Po ci ricordano che l’Italia, l’Emilia-Romagna e le altre regioni da esso bagnate hanno fatto la storia e che la loro tradizione, ancora oggi, segna la nostra vita quotidiana. Come fa il Po.
La mostra è curata da Ilaria Campioli e Andrea Tinterri, con il supporto dell’Associazione Bondeno Cultura (ABC), il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma nell’ambito di Parma Capitale della Cultura 2020-21.
Fantasmi e castelli
In una terra di storia e di tradizioni, come l’Emilia-Romagna, non possono certo mancare i fantasmi.
Se volete un diversivo, dopo aver visto la mostra, sfogliato il libro, camminato e fotografato lungo le rive e gli argini del Po, ecco una gita particolare.
Sono una ventina i castelli dell’Emila-Romagna che vantano un proprio fantasma. Di questi, dodici (che fanno parte dei Castelli del Ducato) si trovano nel territorio dell’antico Ducato di Parma e Piacenza.
E nell’attuale provincia di Parma ricadono i castelli di: Montechiarugolo, dove aleggia il fantasma della Fata Bema, Bardi, Torrechiara, Castello Pallavicino di Varano de’ Melegari, la Rocca dei Rossi di San Secondo e la Rocca di Soragna.
C’è quindi ampio materiale per una bella giornata, con itinerario storico-fotografico, magari con un trofeo particolare: un selfie con fantasma.
Informazioni
Paolo Simonazzi. Il filo e il fiume.
Palazzo Pigorini, Strada della Repubblica 29/a, Parma
26 marzo – 8 maggio 2022
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