I mosaici e le antiche basiliche, il mare, la millenaria pineta nei pressi della costa, le valli e le zone umide, e poi la pianura e le zone collinari: pur distinguendosi per il suo splendido patrimonio culturale e paesaggistico, RAVENNA è in realtà anche una città dall’antica tradizione culinaria.
L’arte di mangiare bene in questo territorio ha solide radici che affondano nel sapere contadino tipico di Romagna, già ampiamente visto per la cucina riminese: prodotti semplici e genuini che attingono ai sapori e ai profumi locali, conquistando anche i palati più difficili.
Minestre
La cucina ravennate, ma in genere quella romagnola, trova la sua massima espressione proprio nei primi piatti. Sia che siano asciutti o in brodo, sono gli elementi chiave della tradizione gastronomica locale ed è impossibile sottrarsi alla loro bontà.
Rigorosamente realizzati con pasta all’uovo “fatta in casa”, si accompagnano – secondo ricetta – con ricchi ragù di carne, brodi squisiti, ripieni di formaggio e distese di parmigiano e noce moscata.
Le possibili varianti sono molteplici: dalle tagliatelle o strozzapreti al ragù alla romagnola, alla minestra imbottita o “spoja lorda” in brodo, dai cappelletti con ripieno rigorosamente al formaggio agli irrinunciabili passatelli, fino ai tradizionali maltagliati con fagioli e legumi e ai curzul, buonissimi taglioni allo scalogno e pancetta.
Grigliata mista
La tradizione contadina emerge ancora di più nei secondi piatti dove la grigliata fa da padrone. Castrato ai ferri, salsiccia, pancetta e tutte le carni della gastronomica locale (in particolare la mora romagnola) sono sempre accompagnate da un cestino di piadina o dal pinzimonio, un put-purri di verdure crude (finocchi, ravanelli, carote, sedani) intinte in una salsa a base d’olio di Brisighella DOP e sale di Cervia.
A completare il quadro, una buona bottiglia di Sangiovese Superiore, dotato di un corpo agile e delicato capace di conquistare qualsiasi palato.
Pesce azzurro
Bistrattato ingiustamente da molta parte della cucina italiana, il pesce azzurro (saraghina, beccone, sarde e sgombero) in realtà è un autentico toccasana per chi ha soffre di problemi di colesterolo, oltre a essere poi un vero e proprio concentrato di fosforo.
La Romagna – strenuamente legata alle sue tradizioni – lo ha sempre impiegato nei suoi patti, preparandolo in vari modi: crudo, lessato, alla griglia, sulla piastra, al forno e in tegame, usato anche per condire la famosa piadina con contorno di radicchio e cipolla.
Crostacei e molluschi
Non solo pesce azzurro ma anche crostacei e molluschi al centro della cucina marinara locale. Anche in questo caso le possibilità sono tante e dipendono dai gusti.
Il nostro consiglio è di provare i tradizionali spiedini alla griglia (solitamente di gamberi e calamaretti), gustarsi un forte e ruvido brodetto di pesce fresco nostrano o uno spaghetto alle poveracce o perdersi tra il sapore delle pregiate cozze di Marina di Ravenna, tra le migliori d’Italia.
Piadina di Romagna
Di quello che è considerato il vero pane di Romagna, abbiamo parlato più volte e tutti ormai lo conoscono nel suo gusto e nelle sue forme. Usata per accompagnare qualsiasi pietanza nel corso del pasto, la piadina viene solitamente piegata e farcita con salumi, formaggi – in primis Squacquerone di Romagna DOP – pesce e verdure ma anche creme dolci e confetture.
La sua particolarità – soprattutto nel territorio di Ravenna, come poi quello di Forlì e Cesena – risiede nello spessore (circa 1cm) e nel diametro (circa 20cm), di molto maggiore rispetto a quella che ritroviamo nel sud della Romagna (vedi Rimini), dove ha un aspetto quasi sfogliato.
Dolci
Da sempre feste e rituali scandiscono il trascorrere del tempo nelle famiglie di Romagna. Ogni occasione conserva un dolce tradizionale che oggi ritroviamo nei menù dei principali ristoranti del territorio.
Si parte con la zuppa inglese, il dolce al cucchiaio per eccellenza: una combinazione di più strati di pan di Spagna (o savoiardi) imbevuti nell’Alchermes alternati a strati di crema pasticcera, alla vaniglia e al cacao di cui ci parla anche Pellegrino Artusi.
Si ha poi il latte brûlé una sorta di crème caramel ma molto più ricca di uova e latte, messa in tavola in occasione delle feste invernali; la classica ciambella, lo zabaglione e gli scroccadenti accompagnati da un bicchiere di Albana di Romagna passito; il Ravennino, un cioccolatino preparato con pinoli locali tostati e la recente Torta Teodora, inventata nel 2002 per omaggiare l’imperatrice Teodora.
Autore
Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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