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Le opere delle Archistar in Emilia-Romagna

di /// Febbraio 27, 2024
Tempo stimato di lettura: 7 minuti

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I grandi nomi internazionali dell’architettura hanno lasciato il loro “segno” in Emilia-Romagna su chiese, stazioni ferroviarie, ponti, musei, auditorium, edifici pubblici e tanto altro.

Qui di seguito abbiamo raccolto le più belle opere realizzate da archistar di fama internazionale nella nostra regione.

Renzo Piano | L'Auditorium Paganini a Parma

L’Auditorium Paganini rappresenta il principale intervento di riqualificazione urbana di una delle più importanti aree di Parma e sorge nell’antica raffineria di zucchero Eridania, costruita nel 1899 e dismessa nel 1968.

Il progetto di Renzo Piano ha previsto la demolizione delle due facciate della raffineria per creare una sorta di cannocchiale, ottenuto utilizzando grandi finestre che definiscono la zone del foyer e della sala musica e che rendono il parco esterno il set naturale di questo grande stage.

L’edificio è composto da una sala plenaria per 780 persone, foyer, camerini, bar, uffici, guardaroba, e sala regia. La struttura è dotata di sofisticate attrezzature tecnologiche e acustiche che assicurano la massima funzionalità.

Santiago Calatrava | Le Vele e la Stazione AV Mediopadana di Reggio Emilia

Candidi archi che corrono verso il cielo e un riverbero di gigantesche onde bianche nel bel mezzo della pianura padana: sono i ponti “Le Vele” e la Stazione Alta Velocità Mediopadana che Santiago Calatrava ha firmato a Reggio Emilia.

“Le Vele”, visibili da diversi chilometri di distanza, sono costituite da un ponte centrale ad arco alto 50 metri in acciaio bianco e cemento, e due ponti laterali con funi alti 70 metri, dello stesso materiale.

L’effetto visivo per chi percorre in auto l’autostrada A1, che il ponte centrale sovrasta, è altamente suggestivo.

Ricorda invece l’origami la Stazione Mediopadana che sorge a pochi metri dai ponti, composta da 19 moduli, per una lunghezza complessiva di 483 metri, costituiti da una successione di 25 portali di acciaio sfalsati e distanziati tra loro di circa 1 metro, che delineano un andamento sinusoidale e danno all’infrastruttura il suo particolare effetto onda.

Realizzata in bianco acciaio, calcestruzzo e vetro, si sviluppa su due livelli lungo il viadotto esistente, inglobando al piano superiore binari, banchine e spazio delle risalite che conducono all’ingresso, e al piano terra, le corrispondenze con treni regionali e linee pubbliche, i servizi per i viaggiatori e gli spazi per i servizi commerciali.

  • Reggio Emilia, ponte di Santiago Calatrava Ph. @_erika_t
  • Reggio Emilia, Stazione AV Mediopadana progettata da Santiago Calatrava Ph. Luca Bravo via Wiki CC0

Mario Cucinella | L'asilo “balena” a Guastalla

A Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, lo Studio Mario Cucinella Architects ha realizzato un asilo ecosostenibile. Si tratta di una struttura su un unico livello composta dalla moltiplicazione di 50 portali in legno lamellare intervallati da ampie vetrate.

Nato dal riuscito incontro tra architettura, pedagogia, psicologia e antropologia, l’edificio è perfettamente integrato nel paesaggio circostante (un “giardino dei sensi”, un bosco, pieno di cespugli e piante aromatiche, innaffiato attraverso un sistema di raccolta dell’acqua piovana) e realizzato esclusivamente in materiali naturali o riciclati a basso impatto ambientale.

L’entrata è simile a una grande pancia, che ricorda quella della balena di Pinocchio, attraverso cui si accede a uno spazio accogliente, protetto da un soffitto a onde di legno, riscaldato da pannelli termici fotovoltaici e illuminato da ampie vetrate (che riducono l’uso di energia elettrica).

Un luogo quindi ricco di stimoli sensoriali (dati da forme, colori, odori e suoni morbidi e delicati), capaci di offrire ai bambini molteplici spunti per far volare l’immaginazione.

Aldo Rossi | Il Cimitero San Cataldo a Modena

L’insieme degli edifici del complesso cimiteriale di San Cataldo, nel modenese, realizzato su progetto di Aldo Rossi, si configura come una città.

La forma del cimitero è caratterizzata da percorsi rettilinei porticati; i percorsi sono perimetrali e centrali, e si svolgono sia al piano terra, sia ai piani superiori, sia interrati.

Esternamente la struttura è chiusa da un muro con finestre. Al centro dell’area sono collocati due elementi monumentali: un cubo e un cono. Nel cono e al di sotto di questo si trova la fossa comune, nel cubo il sacrario dei morti in guerra.

Il rapporto dimensionale di questi due elementi che definiscono la spina centrale è monumentale. Tra i defunti seppelliti in questo luogo troviamo anche Enzo Ferrari.

Modena (MO), Cimitero di San Cataldo - Ossario progettato da Aldo Rossi | Credit: AJ165, via ShutterStock
Modena (MO), Cimitero di San Cataldo – Ossario progettato da Aldo Rossi | Credit: AJ165, via ShutterStock

Kenzo Tange | Il Fiera District di Bologna

Il Fiera District di Bologna si compone di edifici a torre, realizzati in momenti differenti a partire dal 1972, ma facenti parte della medesima concezione progettuale, oltre che prodotto dei medesimi criteri compositivi, grazie ai quali oggi il centro direzionale del quartiere fieristico si configura come un complesso architettonicamente coerente.

Ad oggi, le torri del Fiera District (per un totale di 20.000 m² di superficie) rappresentano i più alti edifici prefabbricati realizzati in Italia.

Kenzo Tange definì l’assetto planimetrico degli edifici a torre seguendo rapporti proporzionali precisi, frutto della rielaborazione che egli operò sul “Modulor” sperimentato da Le Corbusier.

Particolare attenzione nel progetto fu data anche agli orientamenti e alle schermature. In un ventennio come quello degli anni 70-80, appare di eccezionale sensibilità la progettazione di elementi di schermatura solare.

Tange marcava molto le differenze tra ciò che era sviluppo orizzontale e volume verticale. Tutto ciò che segnava lo sviluppo orizzontale doveva risultare scuro (furono utilizzati rivestimenti in porfido), mentre tutto ciò che svettava in verticale si contraddistingueva per il colore bianco, con una finitura che richiamasse la pietra.

Le Corbusier | Padiglione Esprit Nouveau a Bologna

Si deve all’intraprendenza dei due architetti Giuliano Gresleri e Josè Oubriere la possibilità di ammirare ancora oggi, davanti all’ingresso principale della Fiera di Bologna, il Padiglione de l’Esprit Nouveau realizzato da Le Corbusier nel 1925 (in occasione dell’Exposition International des Arts Décoratifs all’interno del parco del Gran Palais di Parigi) e successivamente distrutto.

Nel 1977 i due architetti decisero di realizzarne una replica fedele in ogni dettaglio, tanto che oggi questo è l’unico padiglione esistente riconosciuto dalla Fondation Le Corbusier.

La costruzione, che riprende il nome della celebre rivista francese fondata nel 1920 a Parigi proprio da Le Corbusier, è composta da due parti, studiate separatamente fin dal 1922 e qui accostate ed integrate: una cellula-tipo dell’unità abitativa “Immeubles Villas”, che costituiva concettualmente il modello per la costruzione dei quartieri del futuro, ed un’unità rotonda per l’esposizione di progetti, il “Diorama”.

Il Padiglione bolognese è del tutto identico al Padiglione parigino, tanto nell’architettura quanto nell’arredo degli interni, e perfino nell’inserimento di un albero inglobato nella struttura.

A proposito dell’albero, sicuramente uno dei dettagli più curiosi della struttura, forse non tutti sanno che quell’albero non era presente nel progetto originale di Le Corbusier, ed egli dovette aggiungerlo per necessità, dal momento che era presente nell’area del giardino del Grand Palais prescelta per la costruzione del Padiglione.

  • Bologna, Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier Ph. @bianca_gege
  • Bologna, Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier Ph. @lelimaz
  • Bologna, Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier Ph. @lelimaz
  • Bologna, Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier Ph. @lelimaz
  • Bologna, Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier Ph. @bianca_gege

Alvar Aalto | La Chiesa di Santa Maria Assunta a Riola di Vergato (BO)

Progettata da Alvar Aalto nel 1966 e realizzata nel 1977-78, la Chiesa di Santa Maria Assunta di Riola è una sintesi dei motivi di Aalto nel campo dell’architettura religiosa e rappresenta il suo unico progetto realizzato in Italia (se si esclude, intervento assai minore, il padiglione espositivo della Finlandia alla Biennale di Venezia 1955/1956).

Seguendo i nuovi dettami della Chiesa, che alla metà degli anni Cinquanta manifestava la necessità di adottare nuovi linguaggi per comunicare con i fedeli, l’edificio sacro di Riola, caratterizzato da pianta asimmetrica e da un’unica navata, è stato concepito con l’intento di realizzare uno spazio liturgico inserito nell’ambiente circostante, capace di favorire la massima partecipazione all’assemblea.

La volta asimmetrica convoglia la luce all’interno dell’unica navata, e soprattutto sull’altare verso il quale si apre il battistero. L’architetto ne ha disegnato non solamente le strutture, ma anche tutti gli arredi interni.

  • Chiesa di Santa Maria Assunta, Alvar Aalto a Riola di Vergato Ph. lab051CarloalbertoCanobbi
  • Chiesa di Santa Maria Assunta, Alvar Aalto a Riola di Vergato Ph. lab051CarloalbertoCanobbi
  • Chiesa di Santa Maria Assunta, Alvar Aalto a Riola di Vergato Ph. lab051CarloalbertoCanobbi

Jan Kaplický | Museo Enzo Ferrari di Modena

Il complesso dedicato al creatore del mito Ferrari si articola nel restauro della casa natale e in una nuova struttura museale.

Il progetto venne affidato nel 2004 allo Studio Future System in qualità di vincitore del concorso internazionale per la progettazione di un nuovo museo a Modena dedicato alla figura leggendaria di Enzo Ferrari.

“Open Hand” di Jan Kaplický esprime la passione e la ricerca di questo architetto innovativo per edifici leggeri con forme organiche.

Il corpo abitativo originale è stato conservato insieme all’officina e si fonde con la nuova galleria grazie al design di quest’ultima che abbraccia la casa natale come una mano aperta. Anche l’altezza del nuovo edificio (circa 12 metri) non opprime la costruzione storica, ma anzi instaura con essa un rapporto semplice e avvolgente.

Dal punto di vista estetico, la nuova galleria riprende il linguaggio tipico delle vetture da corsa: la grande facciata vetrata (con lastre di vetro sorrette da cavi pre-tensionati in acciaio, tecnologia “presa in prestito” agli yacht da regata) si ispira alla griglia frontale delle auto mentre la copertura, in doghe d’alluminio doppiamente curvato verniciato in giallo (il colore fa riferimento al colore della città di Modena e dello sfondo del marchio Ferrari) ricorda un cofano con aperture simili a prese d’aria.

All’interno la galleria si presenta come un ampio spazio espositivo, continuo e luminoso, nel quale le auto e le opere esposte diventano le vere protagoniste, anche grazie all’assenza di divisione netta tra i muri e il pavimento, che crea un ambiente fluido e organico.

  • Modena, Museo Enzo Ferrari, esterno Ph. D-VISIONS via shutterstock solo uso editoriale
  • Modena, Museo Enzo Ferrari, interno Ph. D-VISIONS via shutterstock solo uso editoriale

Antonio Citterio e Patrizia Viel | Il Technogym Village di Cesena

Porta la firma di Antonio Citterio e Patrizia Viel il Technogym Village di Cesena, primo esempio di Wellness Campus al mondo.

La costruzione, che sorge su un’area di 150.000 mq, di cui 60.000 mq coperti, ospita gli stabilimenti produttivi, la sede dell’azienda ed un centro Wellness dotato di palestra di ultima generazione, oltre a centro convegni, biblioteca e ristorante con prodotti a km 0.

Una struttura di legno lamellare rivestita con pannelli coibentati di lamiera di acciaio zincato color argento fa da contraltare a fronti continui di vetro, richiamando, nella sua forma sinuosa, il ritmo ondulato delle colline romagnole circostanti.

Temi comuni a tutta la struttura sono l’esteso impiego del legno strutturale e il tema del movimento.

Quest’ultimo si coglie sia nelle soluzioni planimetriche, come la pianta ellittica del Wellness Center, sia nelle soluzioni formali, l’immensa copertura a onde dell’edificio produttivo o la copertura dell’edificio uffici che si flette verso il basso autonomamente rispetto alla facciata a vetri.

Volkwin Marg | Il Palacongressi di Rimini

Sorge su un’area di 38.000 metri quadrati, fino al 2001 sede del vecchio quartiere fieristico, ed è dotato di uno spettacolare pavimento in legno realizzato in ciliegio americano (American black cherry) il Palacongressi firmato dall’architetto Volkwin Marg dello Studio GMP di Amburgo, già autore del nuovo Quartiere Fieristico di Rimini.

La struttura si compone di due corpi principali collegati da un importante sistema di foyer con relativi servizi e da tre ingressi. La superficie delle aree calpestabili è di circa 29.000 mq.

Al primo piano del corpo principale, si erge la grande conchiglia-anfiteatro da 1.600 posti suddivisibile in due sale da 800 posti ciascuna, che rende la struttura simile ad un disco volante.

Oltre all’impiego del legno di ciliegio del pavimento (proveniente da foreste statunitensi gestite in modo sostenibile), il complesso vanta altre misure di costruzione mirate al risparmio di energia, fra cui: un impianto di recupero delle acque piovane per l’irrigazione delle aree verdi, caldaie a condensazione di ultima generazione, controllo dell’illuminazione e ampio uso di materiali da costruzione ecologici.

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