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[Parlami di tER] Il nuovo museo Archeologico di Piacenza

di /// Giugno 6, 2022
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

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Dove andare a cercare la storia di una città fondata dai romani? La risposta di Piacenza è stata “Sottoterra”.
Nei suggestivi sotterranei tra la Cittadella Viscontea e Palazzo Farnese, il visitatore è accompagnato in un’esperienza immersiva tra i reperti archeologici ospitati nelle sale del tanto atteso Museo Archeologico dedicato a Placentia.

Piacenza, Museo Archeologico, ph. Archivio Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico, ph. Archivio Comune di Piacenza

Scesi alcuni gradini si viene catapultati nella storia antica della città. Una simpatica stratigrafia accoglie i visitatori nella prima sala e qui si viene subito a contatto con i materiali che l’archeologo tocca con mano scavando e i suoi strumenti di lavoro, divertente trovare negli strati più superficiali anche le musicassette!

Piacenza, Museo Archeologico,Stratigrafia, ph. Archivio Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico,Stratigrafia, ph. Archivio Comune di Piacenza

Dalla sala vicina si sente un’audio esplicativo che può essere attivato autonomamente, ma uno dei pezzi più noti della collezione archeologica è proprio dietro l’angolo ed eccolo in tutto lo splendore della sua dimensione minuta: il Fegato Etrusco. La relazione con il fato non è solo dei romani, questo oggetto era infatti già utilizzato dagli aruspici etruschi per imparare a leggere la fortuna nello stomaco di un ovino sacrificato.

Piacenza, Museo Archeologico, Fegato etrusco, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico, Fegato etrusco, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza

Dopo aver ammirato questo prezioso oggetto, la visita prosegue con il tema “strade”: uno spezzone di basolato e alcuni pannelli spiegano come venivano costruite le strade in epoca romana e la loro importanza per i commerci, come testimoniano anche alcune imponenti anfore presenti in fondo alla sala. Ma l’oggetto forse più curioso della sala, è il “gutturnium” la coppa che dà il nome a uno dei più noti vini piacentini. Il boccale era utilizzato alla fine delle cene nell’antichità per bere in compagni.

Piacenza, Museo Archeologico, Gutturnium, ph. Archivio Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico, Gutturnium, ph. Archivio Comune di Piacenza

Sceso qualche gradino si arriva alla zona di passaggio tra la cittadella e il palazzo e qui si apre la stanza dei mosaici pavimentali.

Piacenza, Museo Archeologico, Sala delle pavimentazioni, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico, Sala delle pavimentazioni, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza

Una passerella permette di avvicinarsi ai reperti e scoprirne disegni e decorazioni. Seguono sale dedicate agli edifici di culto e che si concludono con la stanza di Kleomenes. Qui una proiezione racconta le ipotesi su questa parte di scultura ritrovata in Piazza Cavalli a Piacenza interagendo con il reperto reale, solo alla fine si scopre se gli studiosi propendano per una Venere o una statua dedicata ad Apollo.

Piacenza, Museo Archeologico, Kleomenes, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza
Piacenza, Museo Archeologico, Kleomenes, ph. Carlo Pagani, Archivio foto Comune di Piacenza

L’ultima sezione indaga il culto dei morti, attraverso tombe, letti funebri, oggetti ritrovati a fianco dei defunti per chiudersi con alcuni spunti sulla decadenza dell’impero.

Piacenza, Museo Archeologico,Sfinge, ph. Archivio Comune di Piacenza

Piacenza, Museo Archeologico,Sfinge, ph. Archivio Comune di Piacenza


Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto.
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Punto d’arrivo della strada consolare che dà il nome alla regione Emilia Romagna, crocevia tra terre e culture Piacenza si situa in un territorio ricco e suggestivo.
La città sulle sponde del Po si apre su quattro valli che custodiscono patrimoni naturalistici incontaminati.
Il cinquecentesco Palazzo dei Farnese che segna il profilo cittadino trova richiami nei castelli che punteggiano pianura e collina.
La cultura locale non si ferma nei musei, non si limita alle architetture, ma entra in cucina e nelle vigne cogliendo appieno il godereccio spirito emiliano.

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