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Misteri e leggende di Rimini e dintorni

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 9 minuti

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In una terra di borghi e castelli, storicamente dominata da alcune delle più grandi Famiglie della Storia, non possono mancare luoghi e leggende che mantengono tutt’oggi un’aurea di mistero, permettendoci di fantasticare sugli enigmatici eventi del passato.

Rimini

Tempio Malatestiano (Rimini) | Foto © riminidamare.it

Partiamo da Rimini e dal suo Tempio Malatestiano. Voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta e realizzato su progetto di Leon Battista Alberti (ma rimasto purtroppo incompiuto), il Tempio è celebre per conservare al suo interno il Crocifisso di Rimini di Giotto e l’affresco raffigurante Sigismondo Malatesta in preghiera di Piero della Francesca.

Oltre a ciò, però, il Tempio serba anche dei misteri: al suo interno si trovano alcune cappelle a cui può essere data una lettura perlopiù pagana, come la Cappella dei Pianeti, così detta per le raffigurazioni a bassorilievo dei pianeti e dei segni zodiacali ad essi corrispondenti, la Cappella delle Arti Liberali, dove si trovano liberamente mischiate la Filosofia e la Botanica, la Concordia e la Musica, la Retorica e la Grammatica, e la Cappella degli Antenati, decorata da dodici figure di Profeti e Sibille.

Insomma un luogo ricco di simbologie che sono ben poco riconducibili al tema religioso, come la presenza ripetuta in bassorilievo della S e della I incrociate, ritenuta una conferma che l’intero edificio fosse stato concepito da Sigismondo per celebrare il suo amore con la giovane terza moglie Isotta degli Atti.

Santarcangelo di Romagna

Grotte di Santarcangelo | Foto by mammaebici

Grotte tufacee (Santarcangelo di Romagna) | Foto © mammaebici

Proseguendo verso l’entroterra, è il borgo di Santarcangelo di Romagna a celare un segreto. Forse non tutti sanno ches otto la sua pittoresca bellezza, fatta di vicoli fioriti e scorci panoramici, si nasconde una storia misteriosa fatta di cunicoli, pozzi, gallerie e imponenti sale circolari: una città parallela a quella visibile.
Si tratta delle 150 grotte tufacee scavate nella parte orientale del colle Giove, di cui ancora non si conosce con certezza l’origine.

Molte di esse pare siano state costruite in età medievale per garantire alla popolazione la sopravvivenza durante i lunghi assedi dell’epoca. Queste grotte erano utilizzate per la conservazione del vino e degli alimenti deperibili e al loro interno sono stati ritrovati circa 300 granai utilizzati per nascondere i cereali e un’antica neviera per la conservazione delle carni.
Di almeno cinque grotte si suppone un’origine più antica: create forse come luoghi di culto pagano legati al Dio Mitra, e in seguito utilizzate come catacombe durante il periodo paleocristiano e luoghi d’isolamento dei monaci Basiliani.

Un’antica leggenda narra inoltre che la Famiglia Malatesta abbia creato all’interno di queste grotte una via di fuga che, dalla Rocca Malatestiana, permettesse di allontanarsi dal paese in caso di assedio. Si racconta che Sigismondo Malatesta sapesse percorrere a cavallo in pochi minuti il lungo labirinto sotterraneo, uscendo nei pressi della Pieve che dista circa 1 km dal borgo. Ancora nessuno è riuscito però a svelare questo mistero.

Torriana

Castello di Montebello, Ph. Lamberto Zannotti

Castello di Montebello (Torriana) | Foto © Lamberto Zannotti

Al centro del comune di Torriana sorge il Castello di Montebello, a cui è indissolubilmente collegata la leggenda di Azzurrina. È questo, secondo la tradizione orale, il soprannome dato alla piccola Guendalina, la figlia albina di Ugolinuccio di Montebello, per via della sfumatura che i suoi capelli bianchi prendevano a causa della tinta per capelli.

Azzurrina scomparve improvvisamente, durante un temporale, nel nevaio della vecchia Fortezza e il suo corpo non fu mai più ritrovato. Pare che il suo fantasma alloggi ancora tra le mura del castello e che i suoi lamenti si possano udire ogni 5 anni il giorno del solstizio d’estate, lo stesso giorno della sua scomparsa nel 1375. Per saperne di più, basta una visita.

San Leo

Cella di Cagliostro (San Leo)

Cella di Cagliostro (San Leo) | Foto © san-leo.it

Un altro dei luoghi più legati al mistero e alla magia è la Rocca di San Leo, luogo di prigionia e morte del celebre alchimista ed esoterista Giuseppe Balsamo, soprannominato Conte di Cagliostro.
Dopo una vita errabonda e a dir poco truffaldina (se non la conoscete vi consigliamo una lettura qui) in giro per le corti d’Europa, Cagliostro fu giudicato eretico, condannato al carcere a vita e rinchiuso proprio nel Forte di San Leo, considerato una delle galere più dure dell’epoca.

Qui venne segregato (calato tramite una botola del soffitto) nella cella più isolata e inespugnabile, il cosiddetto Pozzetto, una stanza di 10 mq priva di porta e munita di un’unica finestrella appena più larga di una feritoia, con una triplice serie di sbarre. In questo luogo umido e angusto, dopo 4 lunghi anni di prigionia, Cagliostro morì a causa di un ictus. La sua cella è oggi visitabile durante la visita alla Rocca, e vi sfidiamo a non avere i brividi nel passarvi appena qualche minuto.

Maiolo

Rocca di Maioletto, Ph RivieradiRimini

Rocca di Maioletto (San Leo) | Foto © RivieradiRimini

Anche la vicina Maiolo è legata ad una leggenda davvero particolare, la leggenda del Ballo Angelico. Si narra infatti che alcuni abitanti dell’antico borgo di Maioletto usassero organizzare una festa danzante i cui partecipanti dovevano essere completamente nudi, senza vergogna e pudore (il nome del ballo deriva proprio dalla nudità che la religione attribuisce agli angeli): un dress-code abbastanza originale per l’epoca! Questa pratica si svolgeva nelle stanze della Rocca e vi potevano partecipare tutti, indistintamente dall’età e dal genere.

Una notte, durante una di queste feste, apparve un angelo che ammonì i partecipanti minacciando una terribile punizione se si fossero ripetuti altri balli, e al ballo successivo l’ira divina effettivamente si scatenò: dopo 40 ore di pioggia, la notte del 29 maggio 1700, il monte franò, distruggendo il castello e le case circostanti, uccidendo uomini e animali.
Di una delle fortezze più difficili da espugnare dell’intera Valmarecchia sono rimasti così solo pochi ruderi, ma il paese, ricostruito a valle, è oggi celebre per il suo pane.

Casteldelci

Terminiamo questo viaggio tra i misteri del riminese a Casteldelci, dove visse l’alchimista Nicola Gambetti, divenuto celebre come sedicente guaritore. Nel corso della sua vita Nicola si occupò di taumaturgia, medicina, veterinaria e chimica e dichiarava di avere la missione di lenire le sofferenze, ragion per cui spesso offriva prestazioni gratuite.
Acquisì popolarità anche per via del suo aspetto: era un omone alto, dalla lunga barba bianca, che si spostava su un cavallo bianco, portando sempre un cappello a falde e abiti di mezza lana sia d’estate che d’inverno.

Poco sappiamo per certo della sua vita, se non la sua impresa più celebre e sbalorditiva: chiamato da Re Vittorio Emanuele III per aiutare la Regina Elena, il cui parto era in ritardo di otto giorni, pose il suo grande cappello sul ventre della regina, che partorì poco dopo. Ciò gli valse una ricompensa da parte del Re, che confermò il suo potere guaritore.

Se conoscete altre misteriose leggende del territorio riminese, lasciateci un commento: saremo felici di scoprirne di nuove

Autore

Elisa Mazzini

Web Content Manager per @inEmiliaRomagna e mamma a tempo pieno.

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