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Misteri e leggende di Ravenna

di /// Febbraio 6, 2024
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

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Come tante città d’Italia, anche Ravenna custodisce curiose leggende e storie popolari che vale la pena conoscere.

Da una parte per soddisfare il più elementare bisogno di curiosità che è alla base dell’animo umano, dall’altra per aiutarci a comprendere meglio un luogo e la sua storia quando lo visitiamo.

La Mariola e il Cavaliere

Complesso scultoreo della Mariola (Ravenna) | Foto © RavennaTourism
Ravenna, Complesso scultoreo della Mariola | Credit: Archivio Fotografico Comune di Ravenna

Avete mai sentito l’espressione “Maria si va cercando per Ravenna…” o “Cercando Mariola per Ravenna” (in dialetto “Zarchê Mariôla par Ravèna”)? Probabilmente no.

Dovete sapere che questa espressione è originaria proprio di Ravenna e da qui, a partire dal 1300, si è diffusa altrove. Nel Don Chisciotte di Miguel de Cervantes troviamo uno stanco Sancho Panza esclamare: “Y màs que asì serà buscar a Dulcinea por el Toboso como a Marica per Ravena o al Bachiller en Salamanca!”

Citata in diverse fonti storiche, la sua origine è legata a due frammenti marmorei murati nella Torre Civica della città costruita tra XI e il XII secolo lungo l’attuale via Ponte Marino.

Si tratta di un bassorilievo romano (III secolo d.C.) raffigurante un cavaliere e un volto scolpito (forse una donna?) del quale non sono riconoscibili i connotati.

L’interpretazione di queste sculture è sempre stata controversa. A guardarli bene sembrerebbe che l’uomo a cavallo sia alla ricerca di qualcosa, probabilmente la sua amata che, ironia della sorte, si trova proprio al suo fianco.

Da questa congettura il celebre detto rimanderebbe quindi alla ricerca incessante di qualcosa che si ha proprio sotto il proprio naso, ma che non si riesce a trovare.

La Madonna del Sudore

Cappella della Madonna del Sudore (Ravenna)
Cappella della Madonna del Sudore (Ravenna) | Credit: Testus, via Wikimedia

Se percorriamo la navata laterale destra del Duomo di Ravenna, a un certo punto incroceremo una cappella dedicata alla cosiddetta Madonna del Sudore.

Si tratta di un piccolo dipinto molto venerato che la tradizione indica un tempo si trovasse in una piccola nicchia presente in una taverna della città.

Secondo la leggenda una notte questa icona sacra fu pugnalata da un soldato, accecato da uno scatto d’ira per aver perso al gioco un’ingente quantità di denaro. Proprio in quel momento il ritratto iniziò a “sudare” sangue.

Nel corso della storia l’episodio si verificò altre due volte: nel 1512 durante il sacco della sanguinosa Battaglia di Ravenna e nel 1630 quando i cittadini, spaventati dal morbo della peste, fecero voto alla Madonna.

La Leggenda del Sandalo

Basilica di San Giovanni Evangelista (Ravenna)
Ravenna, Basilica di San Giovanni Evangelista | Credit: Archivio Fotografico Comune di Ravenna

Se dalla stazione ferroviaria di Ravenna ci dirigiamo verso il centro storico, la nostra attenzione sarà attratta da un bellissimo edificio di culto.

Si tratta della basilica di San Giovanni Evangelista, una chiesa fortemente voluta dall’imperatrice Galla Placidia come ex-voto per essere scampata a una terribile tempesta mentre era in viaggio di ritorno da Costantinopoli (424 d.C.).

Attorno a questo edificio ruota una leggenda molto importante per la città tanto da essere raffigurata anche sul portale gotico risalente al XIV secolo.

Sembra che in occasione della consacrazione della chiesa, Galla Placidia fosse alla ricerca delle reliquie di San Giovanni per glorificare maggiormente l’evento.

Non riuscendole a trovare, insieme al suo confessore iniziò una lunga preghiera notturna, implorando l’aiuto di Dio.

Fu così che durante le orazioni, apparve loro una figura luminosa dalle sembianze angeliche che con un turibolo andava incensando la chiesa. Galla Placidia si prostrò ai suoi piedi e, quando l’immagine evanescente scomparì, trovò tra le sue mani il sandalo del santo.

Il Mostro di Ravenna

Il mostro di Ravenna
Il mostro di Ravenna

Anche Ravenna può annoverare nella sua storia l’esistenza di una creatura mostruosa: era il 8 marzo del 1512 quando, dall’amore illecito tra una monaca e un frate, nacque uno strano essere.

Una testimonianza dell’epoca riporta come il nascituro avesse la testa enorme, un corno in fronte e una bocca esagerata. Una delle due gambe, quella dall’aspetto più “umano”, aveva un occhio al posto del ginocchio, mentre quella più bestiale era pelosa come la zampa del diavolo. Sul petto riportava tre lettere: Y, X e V.

Su ordine di Papa Giulio II, fu deciso di abbandonarlo nel bosco, lasciando la sua sorte nelle mani di Dio; ma la notizia era ormai però dilagata, arricchendosi di dettagli sempre più strani e inverosimili.

Del resto, nel XVI secolo le persone erano molto superstiziose, e questa nascita fu interpretata come una punizione divina, nonché come segno di un’imminente disgrazia.

La tragedia non tardò ad arrivare: l’11 aprile del 1512 Gaston de Foix, alla guida dell’esercito francese e degli Estensi, attaccò le truppe della Lega Santa nei pressi di Ravenna.

Quella terribile giornata, ricordata come la battaglia di Ravenna, fu uno dei massacri più terribili della storia medioevale e moderna, ricordata persino da Ludovico Ariosto per i suoi effetti devastanti.

Fu proprio in che quell’occasione che il mostro – sembra – si aggirasse per le strade della città ferita, ridendo sguaiatamente.

Autore

Davide Marino

Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi

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