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Carnevale in Emilia Romagna | Viaggio tra le maschere tradizionali

di /// Febbraio 5, 2024
Tempo stimato di lettura: 4 minuti

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La ricorrenza del Carnevale ha origini antichissime. Dai riti dionisiaci dell’antica Grecia ai Saturnali dei Romani, questa ricorrenza ha sempre rappresentato i simboli della “fine” e del “nuovo inizio”.
Nel tempo infatti queste idee sono state interpretate come chiusura e nuovo inizio del ciclo delle comunità, dei lavori agricoli, fino al Carnevale come inizio del periodo di digiuno quaresimale, in preparazione alla Pasqua.

Jan Lingelbach - Karneval in Rom, Dettaglio
Jan Lingelbach – Karneval in Rom, Dettaglio

Le Maschere del Carnevale invece hanno un significato che rimanda solo in parte a questi antichi riti e, per come le conosciamo oggi, sono più una derivazione teatrale.
In particolare la Commedia dell’Arte, il teatro popolare e quello dei Burattini, hanno dato vita nel tempo a tipi umani e personaggi che sono entrati a far parte del costume nazionale.

Parliamo di figure per lo più comiche, rappresentate in tutte le aree del territorio nazionale e che hanno dato consistenza a personaggi e modelli di comportamento deprecabili o meritevoli di lode.
Raccontare la storia delle maschere di una determinata zona è quindi anche raccontare la storia dell’umanità che nei suoi pregi e difetti l’ha abitata. Ma torniamo a noi.
Questo lungo preambolo ci è serva per prepararvi alla vera domanda che oggi vogliamo farvi: conoscete tutte le Maschere carnevalesche tradizionali dell’Emilia-Romagna?


Balanzone

È il più conosciuto dei personaggi tradizionali del Carnevale dell’Emilia Romagna.
Di aspetto gaudente e fisico robusto – per non dire grasso, come “grassa” è la sua Bologna – Balanzone rappresenta la più antica Università che ha procurato alla città l’appellativo di “dotta“.

Il personaggio è approdato al mondo dei burattini provenendo dalla Commedia dell’Arte sotto le spoglie di: Dottor Violoni detto Forbizzone, Graziano delle Cotiche, Scarpazzone, Campanari, Scatolone, Spaccastrumolo, Bombardone.

Balanzone deriva da “bala” (dialettale: menzogna) o da “balanza” (dialettale: grande bilancia), simbolo della giustizia, e dei suoi studi in legge.

A certificare la sua appartenenza all’ateneo più antico d’Europa, egli indossa la divisa dei professori dello Studio di Bologna: toga nera, colletto e polsini bianchi, gran cappello, giubba e mantello.


Fagiolino

L’unica maschera che proviene dal sottoproletariato e dalla periferia urbana, che si muove soltanto nel casotto dei burattini e non conosce vita sul palcoscenico delle marionette. Ha un nome e un “cognome”, Fagiolino Fanfani, maschera attiva a Bologna ad opera del burattinaio Cavazza e che raggiunge una popolarità maggiore con Filippo Cuccoli e col figlio Angelo.

Nasce burattino, definito nelle sue caratteristiche dai Maestri burattinai Cavallazzi (prima) e Cuccoli (poi); rappresenta il monello dei bassifondi della Bologna ottocentesca, sempre affamato, sporco e lacero.

Il nome può derivare da “faggio” (il legno del suo bastone) o da “fagiolo“, il legume troppo spesso presente sulle mense povere del popolo. Isabella è sua moglie che lui chiama, con affettuosa insolenza,”Brisabella” (non bella in vernacolo petroniano).

Fagiolino ha un berretto da notte con un grosso fiocco, indossa una corta giacca, ha la camicia con una cravatta a farfalla e calze bianche a righe rosse.


Sganapino

Il nome per esteso è Sganapino Posapiano Squizzagnocchi o Magnazza. Nasce nel 1877 dalla fantasia del giovane burattinaio Augusto Galli (apprendista di Angelo Cuccoli).

Il suo ruolo è quello di spalla di Fagiolino, ma apprezzato per la sua semplicità e simpatia; è un tipo ingenuo e casalingo e perciò si difende con la “granè” scopa che chiama in confidenza Carolina.

Sganapino può derivare dalla storpiatura del dialettale “canapia” (il lungo naso che si ritrova) oppure dall’antico “sganapèr” (divorare voracemente).


Sandrone

Maschere Carnevale
Sandrone e famiglia – Campogalliano Ph. Roberto Ferrari

Simpatica e astuta maschera modenese appartenente alla categoria del contadino grossolano e ignorante. Travagliato nell’animo per l’appartenenza sociale, Sandrone cerca di sfuggirle cercando di apparire più istruito di quanto sia. Si sforza di parlare italiano dando vita, però, ad un “pastiche” incomprensibile e senza senso.

È riconoscibile per il tipico costume composto da una grande giubba scura, sotto la quale porta un gilet a pois ed un berretto da notte a righe rosse e bianche.

La sua nascita si attribuisce  al burattinaio Luigi Campogalliani (1775 – 1839). Col tempo gli venne affiancata la moglie Pulonia (Apolonnia) e un figliolo Sgurgheguel (Sgorghignello).


Tasi

Tasi è la maschera protagonista del famoso e storico Carnevale di Cento e viene solitamente rappresentato mentre tiene al guinzaglio una candida volpe.

La leggenda narra che questo personaggio, messo alle strette e costretto a scegliere tra la moglie e un buon bicchiere di vino, senza pensarci preferì andare subito all’osteria.


Lazzarone

Lazzarone è un quindicenne dei primi del Novecento, nato a San Lazzaro (paesino, divenuto ora città, alle porte di Bologna). La maschera è nata nel 2001 da un’idea del Comune e inventata totalmente dai bambini delle scuole elementari coordinati da Riccardo Pazzaglia che, oltre a dare vita al burattino, lo ha impersonato durante il Carnevale.

Il nome, oltre ad avere assonanza con quello della sua città, è un aggettivo dialettale usato bonariamente per indicare i monelli in genere. Ha poca voglia di studiare, sempre pronto a fare marachelle, è molto curioso, per questo ha l’abitudine di fare schizzi e prendere appunti di ciò che vede e sente; frequentatore assiduo della famosa fiera locale.

Autore

Walter Manni

Esploratore e Avventuriero: ama navigare gli oceani, scalare le montagne più alte e surfare sulle onde del web

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