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La vera storia dell’Isola delle Rose

di /// Maggio 31, 2023
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

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Capita di andare tante volte in un posto, credere di conoscerlo a fondo…e poi salta fuori una storia che ancora non si conosceva. È questo il caso di un episodio curioso, salito recentemente alla ribalta grazie al film  Netflix diretto da Sydney Sibilia: oggi vi raccontiamo la vera storia dell’Isola delle Rose, sorta per poche settimane al largo della spiaggia di Rimini.

È il 1968, anno che – come tutti sanno – ha segnato l’inizio dei movimenti di contestazione politica in Europa e in Italia. Per la precisione è il 1° maggio 1968 quando l’Isola delle Rose viene inaugurata con un grande banchetto ufficiale, autoproclamandosi Repubblica Indipendente.

L’isola delle Rose è in realtà una palafitta di 400 mq costruita su un’ossatura di tubi d’acciaio e posizionata in mare a 6,27 miglia nautiche (ovvero a 11 km e mezzo) al largo della costa riminese: 500 metri fuori dalle acque territoriali italiane.

Isola delle Rose, pubblico dominio via Wikipedia
Isola delle Rose (a largo delle acque di Rimini) | Credit: in pubblico dominio, via Wikipedia

Idea o pazzia?

L’Isola delle Rose nasce – come una sorta di Utopìa di Thomas More – per essere una micro-nazione “ideale” e libera, del tutto sganciata dallo Stato Italiano, con una propria bandiera, una lingua ausiliaria ufficialmente utilizzata (l’esperanto – infatti il nome originale dell’Isola era Insulo de la Rozoj), una moneta (il Mill) e una linea filatelica del tutto autonome.

Ideatore di questo luogo era Giorgio Rosa, ingegnere bolognese già affiliato alla sedicente Repubblica di Salò negli anni della Guerra.

Scopo di questa sua impresa era creare uno stato del tutto slegato da quello Italiano, autonomo anche fiscalmente (sul modello di San Marino), che potesse auto-finanziarsi attraverso i ristoranti e i negozi di souvenir che sarebbero stati aperti per i turisti e i curiosi in arrivo da Rimini.

Isola delle Rose via cartesiani.it
Isola delle Rose (a largo delle acque di Rimini) | Credit: via cartesiani.it

Subito i giornali dell’epoca ripresero la notizia, dandogli ampia visibilità anche a causa delle (o grazie alle) leggende che vi giravano attorno. Si diceva che sull’Isola ospitasse un casinò, case chiuse, e una stazione radio pirata, ma anche che fosse un centro di spionaggio internazionale, e addirittura una base per sottomarini sovietici.

Nulla di tutto ciò venne ovviamente mai comprovato, ma l’ideale che proclamava era in sé sufficiente per comportare un problema per lo Stato Italiano.

L’epilogo di una storia incredibile

E infatti il sogno dell’Ing. Rosa durò ben poco!

Trascorsi poco meno di due mesi dall’inaugurazione, (il 25 giugno 1968) i corpi della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza circondarono la piattaforma e, con un serrato pattugliamento, impedirono a chiunque – costruttori i compresi – di potervi attraccare, ottenendo quindi un vero e proprio blocco navale.

Poco tempo più tardi, nel febbraio del 1969, i sommozzatori della Marina Militare Italiana iniziarono le operazioni di demolizione dell’Isola, che fu fatta brillare con diversi chili di esplosivo.

La struttura, che era stata costruita bene, resistette e non si inabissò neppure con una seconda carico di esplosivo. Ormai, fortemente danneggiata, cedette qualche qualche settimana più tardi (26 febbraio 1969) per via di una burrasca.

Finì così questo “esperimento di libertà”, una vicenda fino a qualche anno fa dimenticata da molti, e che oggi invece è nuovamente sulla bocca di tutti, grazie alla produzione Netflix dal successo mondiale.

Autore

Elisa Mazzini

Web Content Manager per @inEmiliaRomagna e mamma a tempo pieno.

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