I primi documenti relativi ad un primo insediamenti nell’area dell’attuale territorio del Pieve risalgono all’VIII e IX secolo d.C..
In quel periodo l’area, come molte parti del territorio fluviale tra Ferrara e Bologna, si presentava come una vasta e omogenea zona paludosa, ricca di valli da pesca e segnata dal corso del fiume Reno.
Pieve di Cento, come il nome stesso suggerisce, costituiva una “Pieve”, ovvero un’area territoriale soggetta ad una chiesa, detta appunto “pievana” e, cosa estremamente importante per l’epoca, era l’unica a possedere un fonte battesimale.
Fu cosi che in prossimità del luogo dove sorge l’attuale Collegiata di S. Maria Maggiore di Pieve di Cento si costruì un borgo elevato rispetto alle paludi circostanti. Era questo il periodo in cui nacque la famosa “Partecipanza Agraria Centese”, un’antica forma di proprietà collettiva di terreni interessati a bonifiche, che trae origine dal medioevo, tuttora in uso in Emilia e in Veneto nel Polesine di Rovigo. I terreni che circondavano laicità infatti, erano di proprietà del Vescovo di Bologna, che li concedeva in usufrutto ai soli abitanti di Cento, ma con due clausole: quella di migliorare i terreni, e quella di risiedervi stabilmente. Ogni 29 anni avveniva una redistribuzione dei terreni fra i figli maschi viventi delle famiglie partecipanti che, nel caso fossero senza eredi, avrebbero perso ogni diritto.

Partecipanza Agraria Cento – Ph www.partecipanzacento_it
Quando, un secolo più tardi, le città e i borghi iniziarono a fortificarsi per difendersi dalle incursioni barbariche, chiesa e centro abitato furono compresi entro un perimetro fortificato. Nacque così il centro di Pieve di Cento, borgo fortificato ma la cui pieve continuava a mantenere il suo primato ecclesiastico e cittadino rispetto al vicino borgo di Cento.
Dapprima sotto l’influenza del Comune di Bologna, nel 1502 i due comuni centesi passarono sotto la dominazione della Famiglia Estense; essi facevano infatti parte del dono di nozze di Papa Alessandro VI Borgia alla figlia Lucrezia, andata in sposa da poco ad Alfonso I d’Este duca di Ferrara. Quando nel 1598 la dominazione estense ebbe termine nel 1598, il piccolo comune passò allo Stato della Chiesa divenendo possedimento pontificio fino al 1796 quando le truppe di Napoleone Bonaparte presero possesso del borgo, rivoluzionandone la vita ecclesiastica e civile.
Dopo una storia secolare sotto il dominio dello stato pontificio infatti, nel 1865 veniva fondata a Pieve di Cento la Società operaia di Mutuo Soccorso, istituzione filantropica di indirizzo liberale che intendeva soppiantare le iniziative assistenziali di indirizzo religioso e, nel 1889, la Società Mutua Cooperativa fra braccianti, per dare lavoro ai contadini.
Negli anni successivi la dottrina socialista conobbe a Pieve e a Cento, cosi come in tutta le Regione Emilia-Romagna, una grande diffusione tanto che nel 1908 venne fondata la Camera del Lavoro.