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Vieni in Appennino (parmense) e ti dirò chi sei

di /// Luglio 1, 2023
Tempo stimato di lettura: 5 minuti

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“Esiste un posto che mi piace…” E si chiama Appennino.
Parmense, in questo caso.

Ogni regione italiana si differenzia dalle altre per storia, tradizioni, bellezze e peculiarità e, quasi come se fosse il gioco della matrioska, ogni provincia si distingue a sua volta per tesori preziosi più o meno conosciuti da proteggere e divulgare.

L’Appennino parmense è uno di questi: facile scoprirne il fascino, difficile non volerci tornare dopo la prima esperienza.
E infatti lo dimostra chi, estate dopo estate, sceglie di fare ritorno sulle fresche pendici del Parco dei Cento Laghi, a giusto un’ora di macchina da Parma.

E se chi non ha ancora mai provato l’esperienza vorrà fare una gita di pura immersione tra laghi, boschi, sentieri, antichi vigneti e accoglienti borghi circondati dal verde, ecco cinque tipologie di persone che senz’altro incrocerete sulle soleggiate rive lagustri e i relativi rifugi che li affiancano.

Disclaimer: come sempre, tanta, tantissima ironia. Ma in Appennino andateci perché è bello davvero.

Lo straniero

Non necessariamente lo straniero proviene da nazioni differenti da quella italiana: straniero, per l’indigeno dell’Appennino parmense, è chiunque provenga da un raggio chilometrico oltre Borgotaro.

In ogni caso, lo straniero non è mai preparato all’esplosione di vegetazione, si riconosce per il suo incontenibile entusiasmo, per i lunghi ed esagerati respironi di aria pulita, per l’equipaggiamento tecnico all’ultima moda e, soprattutto, l’inseparabile macchina fotografica.

Al rifugio mangiano tutto: antipasto, primo, secondo, dolce, digestivo e infine eventualmente anche un piatto di polenta, perché si erano dimenticati di ordinarla prima. Poi si spiaggiano sulle sdraio o provano a fare due passi per smaltire e finiscono nei TG della sera come notizia sui dispersi.

L'escursionista

È la nemesi dello straniero: basso profilo, abbigliamento essenziale e pasti frugali. Quando si immergono nei sentieri, diventano tutt’uno con la natura: la ascoltano, la capiscono, la rispettano e inceneriscono con lo sguardo chiunque non faccia altrettanto.

Hanno segnali massonici comprensibili solo ai veri escursionisti, con cui farsi cenni di intesa. Si riconoscono per il berretto stinto dal sole.

Nei rifugi si fermano solo di ritorno da un escursione perché “prima il dovere poi il piacere”.

Rifugio Lagoni - Foto di Fabio Corò

Rifugio Lagoni | Ph. Fabio Corò

La moglie del pescatore

Che sia una fidata alleata con cui condividere questa passione o un’insofferente, la donna che accompagna il pescatore è sempre una vittima silenziosa. Eh sì, perché Se parli mi fai scappare i pesci. Se ascolti la musica i pesci la sentono e scappano. Se vai su e giù, se sposti lo zaino, se fai partire la suoneria del telefono i p e s c i s c a p p a n o.

Una vittima silenziosa e immobile. E infatti è più facile incontrarla nei rifugi mentre ordina lambrusco insieme ad altre malcapitate con cui condividere gioie e (soprattutto) dolori di avere un marito/fidanzato che preferisce lanciare l’amo ai pesci.

Il fungaiolo

C’è un solo obiettivo nella vita: trovare funghi. E se non è stagione di funghi non importa: ci sono more, lamponi, castagne, ortiche, bargnoli, bacche, rami e porzioni di cespugli, tutti buoni da aggiungere alla grappa fatta in casa.

L’importante è tornare a casa con i cestini pieni di doni della natura, da destinare ad uso culinario. Si muovono sempre in due, che siano coppie di amici, parenti o coniugi, e rimangono fedeli a vicenda finché uno dei due non commette l’errore senza via di ritorno di rivelare a terzi il posto segreto in cui abbonda questa o quell’altra delizia. Il Giuda Iscariota sarà bandito per sempre dai circoli di fungaioli e costretto a cercare primizie solo sul balcone di casa.

Nei rifugi si distinguono sempre perché confabulano sottovoce nei tavoli d’angolo.

Il fuori luogo

È lì solo per prendere il fresco, per prendere il sole, per prendere un paio di bargnolini (il digestivo tipicamente parmigiano fatto con le bacche di prugnolo).

Parte animato da ottimi intenti sportivi, parcheggia la macchina in posizione strategica seguendo le logiche della città, scende attrezzato per il picnic di montagna perché fa molto esotico, poi entra nel rifugio e si scofana taglieri misti di formaggi e salumi, torte della casa e un paio di birre medie.

Lo si riconosce per l’abbigliamento adatto più a una passeggiata sul lungo mare della Costa Azzurra, e per le ore passate a chiacchierare del nulla cosmico in riva ai laghi, dando fastidio a tutti, ma soprattutto al pescatore.

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