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Viaggiatore
Amici/Solo
Da vent’anni ormai vivo in Romagna e, nonostante sia trascorso tutto questo tempo, devo ammettere che questa terra riesce ancora a stupirmi.
Come fosse un abile prestigiatore, ogni volta estrae dal suo cilindro “magico” un luogo che non conosco, un piatto mai assaggiato, un panorama mai visto.
Recentemente, su invito di un mio amico, sono tornato a visitare l’entroterra collinare alle spalle di Rimini di cui avevo fatto conoscenza anni fa, al tempo però in maniera frettolosa e superficiale.
Mi ha assicurato che sarebbe stata un’esperienza unica, che mi avrebbe lasciato piacevolmente colpito e che, dopotutto, mi avrebbe portato via soltanto una giornata.
Saremmo andati su e giù per le colline riminesi alla scoperta però di una vallata ben precisa, quella del FIUME CONCA, particolarmente ricca di borghi, castelli e paesaggi suggestivi.
Viste le premesse, e preso in considerazione che l’area mi era pressoché sconosciuta, il giorno dopo, senza farmi pregare, sono salito in macchina e l’ho raggiunto.

Se non siete mai stati nell’entroterra riminese il mio consiglio è di approfittare di una bella giornata di sole per aggirarvi tra le colline che contraddistinguono questa porzione di Romagna.
Si tratta di un’area che ha riportato alla mia mente alcuni paesaggi toscani in cui insediamenti storici, agricoltura e vegetazione si combinano in mix perfetto e sublime.
Al centro il torrente Conca, un breve percorso d’acqua che nasce in territorio marchigiano (sul Monte Carpegna) e che, dopo aver percorso solo 47 km, si getta nelle acque dell’Adriatico, tra Cattolica e Misano.
Tutt’intorno le colline, dolci e arrotondate, ospitano sulla sommità interi paesi, rocche e borghi fortificati che richiamano le lotte intestine che, tra Medioevo e Rinascimento, videro contrapporsi due delle più potenti signorie d’Italia: quella dei Montefeltro d’Urbino e dei Malatesta di Rimini.
Dunque un percorso di frontiera tra due meravigliose terre, l’Emilia Romagna e le Marche, che cercherò di sintetizzare per tutti coloro che come me soffrono la seduzione del Medioevo.

Dopo esserci dati appuntamento a Rimini e percorso la statale Adriatica verso sud, arrivati a Cattolica abbiamo imboccato la SP 17 verso l’entroterra.
Lasciatoci alle spalle il piccolo paese di San Giovanni in Marignano, un tempo noto come il “granaio dei Malatesta”, abbiamo iniziato a risalire le colline in direzione SALUDECIO.
Il borgo, molto carino, ha una struttura urbana d’impianto tardomedievale, caratterizzato da un dedalo di vicoli protetti da mura. bastioni e due porte monumentali d’accesso.
Gli eleganti palazzi, le torri e le piazze, sebbene non particolarmente grandi, rivelano i motivi per cui questa piccola cittadina era considerata tra il Cinquecento e l’Ottocento una delle più importanti dell’intera Valconca.
Qui ogni anno si svolgono due importanti eventi. In primavera il Saluserbe, un appuntamento dedicato all’erboristeria e all’agricoltura biologica. In estate lo storico Ottocento Festival , una manifestazione che strizza l’occhio al XIX secolo per suggestioni e atmosfere.
Un esempio è il variopinto percorso artistico che si incontra sui muri delle case del borgo. Si tratta più di 40 opere rappresentanti le curiose invenzioni dell’Ottocento che hanno valso a Saludecio il titolo di “città dei muri dipinti”, alla stregua di Dozza, un altro borgo questa volta però in provincia di Bologna.

Abbandonato il paese, dopo poco meno di 5 km, abbiamo raggiunto due dei borghi più suggestivi di tutto l’entroterra riminese: MONDAINO e MONTEGRIDOLFO.
Mondaino è piccolissimo ma gode di un panorama fantastico. Fondato dagli etruschi e famoso luogo di culto in età romana, incanta per il suo fascino medievale.
Nel Rinascimento svolse un ruolo di prim’ordine tanto da ospitare importanti incontri politici come i patti di pace siglati tra i Malatesta e i Montefeltro nel 1393 e il 1459.
Circondato da possenti mura, il centro storico si dipana attorno a Piazza Maggiore, uno spazio scenografico a forma semicircolare realizzato nell’Ottocento.
L’imponente rocca malatestiana, oggi sede del comune, sovrasta l’accesso al borgo e dal punto più alto si riesce a godere un panorama fantastico su tutta la Romagna, il Montefeltro e il litorale pesarese.
Parlando con gli abitanti abbiamo scoperto che in agosto il paese ospita il Palio de lo Daino, ovvero quattro giorni di sfide tra contrade in pieno spirito medievale. Ci siamo ripromessi di tornare!

In poco meno di 4 minuti ci siamo spostati a Montegridolfo che, tra i paesi fortificati dell’Emilia Romagna che ho visitato finora, è sicuramente uno dei meglio conservati (non è un caso se rientra nel circuito de “I borghi più belli d’Italia”).
Protetto da alte mura a unico accesso, girovagando tra le sue strade si è in una sorta di museo all’aperto con un panorama mozzafiato sul litorale Adriatico.

Ritornati nuovamente a Mondaino, abbiamo imboccato la SP. 80 in direzione di Tavoleto, ma solo dopo circa 5 km, in località La Serra, una piccola deviazione ci ha permesso di raggiungere l’antico borgo rurale fortificato di CERRETO.
Rinomato in quanto un tempo ritenuto il “paese degli sciocchi” per via dei comportamenti assurdi dei suoi abitanti, il centro oggi è praticamente abbandonato. Le poche case sono quasi tutte disabitate e, nelle deserte viuzze, il tempo sembra che si sia fermato.

Ripresa la strada provinciale 80, tra saliscendi collinari rivestiti da alberi da frutto, uliveti, boschi, campi di grano, e costellati da case di campagna, rocche e castelli, senza accorgercene, abbiamo oltrepassato il confine tra l’Emilia Romagna e le Marche.
Giunti a Tavoleto, dopo aver imboccato Via Casinella, ci siamo diretti in direzione del comune di MONTEFIORE CONCA, uno dei borghi più belli d’Italia nonché Bandiera Arancione del Touring.
Montefiore è il castello che ti aspetti quando pensi al Medioevo: una possente rocca, in cima a un’altura, dotata di doppia cortina muraria e, tutt’intorno, un borgo fortificato.
Fortemente voluto dai Malatesta per imporre il proprio potere sulla Valconca, fu usato come meta per vacanze e battute di caccia, ma anche per dare ospitalità a personaggi illustri, come papi e imperatori.
Le sue strade, i palazzi e le chiese mantengono l’originale assetto medievale e un piacevole cammino – noto come Passeggiata di Donna Costanza – permette di fare il giro attorno a tutte le mura.

Scendendo verso valle, dopo aver raggiunto la strada principale e aver svoltato verso Taverna, abbiamo seguito le indicazioni per i paesi di MONTESCUDO e MONTE COLOMBO che, dal 1° gennaio del 2016, sono fusi sotto la stessa egida comunale.
Montescudo è una magnifica terrazza sulle colline della Valconca tanto che i Malatesta lo elessero strategicamente come importante avamposto militare per il controllo del territorio.
Il centro storico è circondato da imponenti mura a scarpa e mostra diversi segni del suo passato: una bella torre dall’aspetto trecentesco; un raro esempio di ghiacciaia di epoca malatestiana; un giardino in cima a un torrione panoramico e diversi cunicoli sotterranei che un tempo congiungevano la rocca alla torre di avvistamento.
A circa 1 km di distanza, Monte Colombo mostra le stesse caratteristiche. Il paese ha conservato gli elementi architettonici del castello, la porta d’ingresso nelle sue forme malatestiane e i tratti del borgo fortificato.
Degno di nota è l’antico lavatoio ma soprattutto la strada medievale di accesso, forse il reparto storico meglio conservato di tutto il paese.

Tutto il territorio è comunque ricco di importanti segni del passato. Noi, per motivi di tempo, non siamo riusciti a vederli tutti. Vi segnalo però quelli che abbiamo intenzione di visitare prossimamente: il borgo rurale fortificato di Albereto; le rovine post-belliche della chiesa medievale di Trarivi; e infine il Castello di San Savino, anch’esso un borgo fortificato ma più tardo (XV secolo) quando il dominio dei Malatesta era ormai in declino.
Come avete visto la piccola Valconca custodisce un’immensa raccolta di tesori architettonici e culturali. Cosa state aspettando a visitarla anche voi?
Autore

Davide Marino
Nasce come archeologo ma finisce per fare altro. Razionale ma non metodico, lento e appassionato. Un giovane entusiasta dai capelli grigi
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