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Una giornata a Bologna – la dotta per via dell’Università tra le più antiche d’Europa, ma anche icona dell’eccellenza alimentare italiana – per scoprire in undici mostre fotografiche, luoghi di fotografia, e “cibo”.
FOOD è il titolo della quinta edizione di Foto/Industria, prima Biennale al mondo dedicata alla Fotografia dell’Industria e del Lavoro, promossa da Fondazione MAST.
Alla scoperta delle mostre
Con spirito di scoperta e mappa alla mano, non resta che richiedere il badge per l’accesso gratuito alle mostre e agli eventi in programma.
Il focus ruota intorno al tema dell’industria alimentare, proponendo per immagini visioni differenti sul cibo inteso come bisogno primario, documentato/interpretato dagli anni ’20 a oggi.
Come spiega il direttore artistico Francesco Zanot:
“Il cibo è un fondamentale indicatore per analizzare e comprendere intere civiltà. Le modalità attraverso cui gli alimenti vengono prodotti, distribuiti, venduti, acquistati e consumati sono in costante cambiamento e racchiudono pertanto alcuni caratteri distintivi di un’epoca, un periodo storico o un ambito culturale e sociale.Il cibo è linguaggio. Come la fotografia, gli alimenti incorporano e diffondono messaggi”.
Otto + Tre Maestri
Per non togliere il piacere della scoperta, procediamo per indizi, come avrebbe fatto Nero Wolfe. Vi indichiamo così gli autori e i titoli delle loro mostre, lasciandovi il gusto di una vera caccia al tesoro (a immagini, forme e contenuti fotografici).
Fototeca, al MAST, è dedicata ad Ando Gilardi, eclettico protagonista della storia della fotografia italiana, accosta reportage fotografici e materiali tratti dall’archivio iconografico da lui fondato nel 1959.
Le altre mostre sono dislocate nel centro della città (in location interessanti), come Fisheye di Maurizio Montagna e Money Must Be Made, sul più grande mercato di Lagos in Nigeria, di Lorenzo Vitturi.
Otto sono gli autori esteri. Mishka Henner con In the Belly of the Beast; Hans Finsler, capofila della fotografia oggettiva degli anni ’30, con Schokoladenfabrik (1928); Bernard Plossu (Factory of Original Desires) ed Herbert List (Favignana, sulla mattanza dei tonni nel 1951).
Inoltre, Takashi Homma (M + Trails); Henk Wildschut (Food, immagini delle nuove tecnologie per una produzione sempre più intensiva dell’industria alimentare); Jan Groover (Laboratory of forms) e Vivien Sansour (Palestine Heirloom Seed Library, sulla salvaguardia della biodiversità).
E, come tradizione, chi si appassiona alle proposte espositive di Foto/Industria, non si perde i molti eventi che le accompagnano: dalle visite guidate con gli artisti in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Bologna ai talk, dai workshop alle attività per bambini.
Catalogo o libro di cucina?
Foto/Industria 2021 è accompagnata da una pubblicazione “ibrida”, come la definisce Zanot, con doppio ruolo di catalogo e libro di cucina, con lo chef e scrittore Tommaso Melilli che interpreta immagini e temi di ogni mostra attraverso una ricetta originale.
La fotografia e lo spirito di Bologna
Da non dimenticare taccuino e mappa, per annotare gli spunti offerti dalle interpretazioni degli autori su una materia senza tempo e insieme di forte attualità, connessa a temi quali la questione demografica, il cambiamento climatico e la sostenibilità.
Allo stesso tempo, non dimenticate fotocamera e/o smartphone, perché Bologna accoglie la fotografia da vedere, ma invita anche vivere la città e a scattare, tra torri e monumenti, immortalando il suo spirito.
Senza trascurare le mille opportunità di ripresa offerte dai Portici di Bologna, (incluso il Portico di San Luca che, con i suoi 3.796 metri di lunghezza e 664 archi, è il più lungo al mondo), da poco dichiarati Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
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Renaldo Wood
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