Per i romani era Forum Livii, per i suoi abitanti è il Zitadon (il “cittadone”). Per tutti gli altri è semplicemente Forlì, città placida ma vivace che sorge sulla via Emilia a metà strada tra l’Appennino e il mare.
La nostra rubrica sull’Emilia Romagna in 10 tappe oggi approda qui, nella città considerata capitale del dialetto romagnolo, che scopriremo passo dopo passo con un tour a piedi del centro storico.
Tra gli studenti che si affrettano per arrivare in tempo alle lezioni (Forlì è anche città universitaria), ci aggireremo per le sue strade in cerca di un passato romanico e rinascimentale, per arrivare al più recente periodo razionalista, ancora pienamente riconoscibile in tanti luoghi della città.
1. Musei di San Domenico

Tutti li conoscono per via delle mostre di grande richiamo organizzate all’interno dei loro spazi, ma i Musei di San Domenico non ospitano solo esposizioni temporanee.
Nata nel Duecento come convento dei frati domenicani, questa importante istituzione culturale, è anche sede della Pinacoteca Civica di Forlì e tappa obbligata del nostro tour della città. Nelle sue sale troviamo opere di alto calibro, sia locali che di provenienza extra-regionale, che dal Medioevo risalgono fino al Neoclassicismo. Tra gli autori da non perdere, sicuramente il Beato Angelico, il forlivese Marco Palmezzano e il celeberrimo Antonio Canova, qui presente con l’elegante e delicata raffigurazione di Ebe, coppiera degli dei.
2. Palazzo Romagnoli

Parlando di collezioni d’arte da non perdere a Forlì, non possiamo non citare le Collezioni Civiche del Novecento custodite all’interno dello splendido Palazzo Romagnoli, a pochi passi dai Musei di San Domenico.
La dimora privata del prefetto Lorenzo Romagnoli, di proprietà pubblica dal 1965, oggi apre le sue porte a chiunque desideri ammirare i suoi affreschi – testimonianza della transizione dal Barocco al Neoclassicismo – e visitare la straordinaria raccolta di opere novecentesche della Collezione Verzocchi.
Imprenditore di origine forlivese, tra il 1949 e il 1950 Verzocchi chiese a un gruppo di artisti italiani di realizzare un’opera sul tema del lavoro, al fine di creare un trait d’union tra il mondo dell’impresa e quello dell’arte. Tra i pittori che risposero alla sua chiamata ci furono grandi nomi come Guttuso, De Chirico, Carrà e Vedova, le cui opere fanno parte dei settanta quadri oggi esposti a Palazzo Romagnoli.
Collocata al piano terra, quella di Verzocchi non è però l’unica attrazione del palazzo. Salendo al primo piano troviamo infatti alcune incisioni e pitture ad olio di Giorgio Morandi, un gruppo di opere scultoree dell’artista Adolfo Wildt e infine una collezione di dipinti e altre opere novecentesche realizzate da artisti forlivesi.
3. Cattedrale della Santa Croce

La storia della cattedrale di Forlì è legata a doppio filo all’immagine, o meglio alla xilografia, della Madonna del Fuoco, patrona della città e protagonista di un evento miracoloso. Tradizione vuole che nel 1428 un incendio divampasse nella scuola vicina alla cattedrale, e l’unico brandello di muro rimasto in piedi fosse quello recante l’immagine della Madonna venerata nella scuola stessa, poi chiamata del Fuoco.
L’immagine prodigiosa venne poi portata subito nella cattedrale, dove ancora oggi si trova una cappella a lei dedicata, nella navata sinistra. Realizzata nel Seicento, la cappella della Madonna del Fuoco è sopravvissuta ai successivi rimaneggiamenti che hanno interessato il Duomo forlivese nel corso dei secoli (assieme a quella del Santissimo Sacramento) e che le hanno donato l’attuale aspetto neoclassico, opera dell’architetto Giulio Zambianchi (1841). Qui possiamo ammirare l’affresco della cupola ad opera di Carlo Cignani, raffigurante l’Assunzione della Vergine in Cielo.
4. Abbazia di San Mercuriale

Uno dei simboli della città, l’Abbazia di San Mercuriale (primo vescovo di Forlì) si innalza maestosa su Piazza Saffi. La chiesa che vediamo oggi è frutto di importanti rimaneggiamenti avvenuti all’inizio del Novecento, ma il suo impianto originale risale al XII secolo.
La facciata in mattoni colpisce subito per le sue tinte accese – non a caso si parla di “rosso forlivese” – su cui spicca il marmo chiaro del portale. Una volta vicini all’ingresso soffermatevi ad ammirare l’altorilievo della lunetta: si tratta del “Sogno e Adorazione dei Magi” attribuito al Maestro dei Mesi di Ferrara, noto per le sue opere scultoree realizzate per il Duomo della città estense, e ritenuto la prima raffigurazione scolpita del presepe.
Con la sua altezza (oltre 70 metri) il campanile dell’abbazia domina indisturbato sulla piazza. Se lo osservate accuratamente noterete una somiglianza con uno dei campanili più famosi d’Italia, quello di San Marco a Venezia. Ed è interessante notare che, in un gioco di rimandi, quando il campanile veneziano crollò nel 1902, per la sua ricostruzione ci si ispirò proprio al “fratello minore” forlivese.
Una volta all’interno dell’abbazia troverete varie opere del Palmezzano, tra cui la Pala dell’Immacolata nella navata sinistra.
5. Piazza Aurelio Saffi

Rimaniamo su Piazza Saffi per esplorare una delle piazze più grandi d’Italia. Ci troviamo infatti nel cuore della vita sociale, politica e religiosa di Forlì, in cui confluiscono i quattro principali corsi della città. Qui si svolge il mercato settimanale, ma anche numerosi eventi, concerti e manifestazioni di vario tipo.
Soffermandoci ad osservare gli edifici che si affacciano sulla piazza notiamo il Palazzo Comunale e la Torre Civica, in precedenza dimora degli Ordelaffi, signori di Forlì dal 13 al 16 secolo; il Palazzo del Podestà e il Palazzo Albertini, entrambi rinascimentali, che si ergono sul lato sud, e infine il più recente Palazzo delle Poste a nord, che descriveremo a breve.
Il centro della piazza è occupato invece dalla statua di Aurelio Saffi.
6. Palazzo delle Poste e Quartiere Razionalista

Il Palazzo delle Poste, affacciato su Piazza Saffi, è una chiara testimonianza dello stile che tra gli anni ‘20 e ‘30 ha rivoluzionato il volto della città. Ispirato all’architettura dell’antica Roma e del Rinascimento, il Razionalismo ha lasciato varie tracce nel centro di Forlì, al punto che si parla di un vero e proprio Quartiere Razionalista, compreso tra il Viale della Stazione, Piazzale della Vittoria e la stessa Piazza Saffi.
Protagonisti di tale svolta modernista furono gli architetti Cesare Valli e Cesare Bazzani; a quest’ultimo dobbiamo il Monumento ai Caduti di Piazzale della Vittoria, una colonna di ben 32 metri sormontata da tre statue di bronzo raffiguranti la dea della Vittoria. Bazzani progettò inoltre il Palazzo delle Poste, costruito tra il 1931 e il 1932 proprio sulla piazza principale della città in seguito alla demolizione di edifici preesistenti. Di pianta rettangolare, il palazzo è porticato e presenta una facciata suddivisa in due parti da un doppio ordine di archi a tutto sesto.
Tra gli esempi di architettura razionalista in città segnaliamo anche l’Ex Gil e l’Ex Collegio Aeronautico, decorato con i Mosaici del Volo di Angelo Canevari, entrambi opera dell’architetto Valle su Viale della Libertà.
7. Palazzo del Merenda

Procediamo ora verso Palazzo Merenda per un’altra tappa dedicata all’arte. Progettato dall’architetto omonimo, questo affascinante edificio settecentesco fungeva in origine da Ospedale degli Infermi.
Come spesso accade nel corso della storia, la sua destinazione d’uso è mutata nel tempo: fu dapprima ampliato per ospitare un orfanotrofio, poi trasformato nella sede di importanti istituzioni culturali come la biblioteca e la pinacoteca civica. Quest’ultima oggi si trova all’interno dei Musei di San Domenico che abbiamo visitato all’inizio del nostro tour, ma nel palazzo rimane comunque un nucleo di opere databili tra il Cinquecento e il Settecento.
Nel salone centrale, detto “di Ebe” perché un tempo custodiva la nota opera del Canova, si possono ammirare grandi tele di artisti come Guercino, Cagnacci e Cignani, mentre la quadreria Piancastelli è dedicata ai pittori romagnoli del XVI secolo.
Attualmente il palazzo è chiuso per lavori; prima di visitarlo consigliamo di consultare il relativo sito web.
8. Rocca di Ravaldino

Uno dei tratti distintivi del paesaggio urbano romagnolo sono le rocche, costruite nel Medioevo a scopi difensivi. Ma quella di Forlì non fu soltanto un baluardo per la città. Per alcuni anni visse infatti tra le sue mura uno dei personaggi femminili più amati della Romagna, la leggendaria Caterina Sforza.
Eretta nel 1471 per ordine di Pino III Ordelaffi, la Rocca di Ravaldino faceva parte di un più ampio sistema difensivo della città, oggi quasi interamente perduto. La fortezza venne poi ampliata da Girolamo Riario, signore di Forlì e consorte di Caterina Sforza. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1488 in seguito a una congiura, Caterina ampliò ulteriormente la struttura commissionando una palazzina residenziale, detta “il Paradiso”, che divenne poi la sua dimora.
Da qui la Leonessa di Romagna difese strenuamente la città dagli attacchi esterni, ma dovette infine cedere all’assedio di Cesare Borgia, che nel 1500 riuscì ad espugnare la fortezza e consegnò Forlì nelle mani dello Stato Pontificio. Successivamente divenne sede del carcere cittadino.
Dotata di quattro torrioni angolari e di un imponente mastio, nel 2024 la Rocca è stata riaperta al pubblico e oggi ospita una rassegna di eventi estivi.
9. Parco Urbano Franco Agosto

Con la Rocca di Ravaldino siamo giunti ai margini del centro storico. Proseguiamo ora con una breve camminata in direzione della periferia per visitare la nostra prossima tappa, il Parco Urbano Franco Agosto. L’area verde più frequentata dai forlivesi è davvero molto ampia – la sua superficie raggiunge i 26 ettari – e ricca di opportunità per trascorrere un po’ di tempo nel verde.
Delimitato dal fiume Montone, nel parco troviamo varie opzioni per chi vuole rinfrescarsi con una bevanda o mettere qualcosa sotto i denti, ma anche aree giochi per i più piccoli e un centro sportivo attrezzato con campi da calcetto, basket, beach volley e pallavolo. Particolarità del parco forlivese è anche la “collina dei conigli”, abitata da tanti animali liberi di muoversi nel verde.
10. La Street Art a Forlì

Per la nostra ultima tappa vi proponiamo un piccolo itinerario nell’ itinerario, in cerca delle opere di street art visibili nel centro storico di Forlì. I primi esempi di murales appaiono in città nel lontano 1976, quando due esuli cileni, Alejandro Rodriguez e Christian Olivares Thomsen, realizzano le loro opere nei pressi dello stadio.
In centro (ma anche in periferia) sono fiorite diverse opere di street art nell’ambito del Festival Murali, tra il 2016 e il 2019. Oggi le zone con la maggiore concentrazione di murales sono due: quella nei pressi dei Musei di San Domenico, che ospita una delle prime opere eseguite durante il festival, “Melodie del Sogno e della Realtà” di Gomez, e un murale di Eron. La seconda si snoda invece attorno a Piazza Saffi, dove possiamo ammirare il lavoro di importanti street artist come Millo e Zed1.
Autore

Maria Grazia Masotti
Eterna sognatrice con i piedi per terra. Cresciuta in campagna e amante delle grandi città. È sempre pronta per un viaggio, purché sia sostenibile.
Potrebbe interessarti
Cesena, cosa vedere in 10 tappe a piedi
di Maria Grazia Masotti /// Luglio 8, 2025
Rimini, cosa vedere in 10 tappe a piedi
di Maria Grazia Masotti /// Febbraio 21, 2025

Conosci la nostra newsletter?
Ogni primo del mese, una email con contenuti selezionati ed eventi in arrivo.
Parma, cosa vedere in 10 tappe a piedi
di Maria Grazia Masotti /// Marzo 5, 2025
Reggio Emilia, cosa vedere in 10 tappe a piedi
di Maria Grazia Masotti /// Gennaio 8, 2025