La storia di questo piccolo comune si misura nei sentieri, nelle mulattiere e nelle antiche vie montane che da sempre collegano la Pianura Padana alla costa tirrenica attraverso l’Appenino.
Un’area di passaggio il cui popolamento durante l’età romana, ma anche prima – pensiamo all’occupazione celtica – dovette essere verosimilmente molto fluido.
I primi insediamenti si fanno risalire a Liguri Friniati, qui rifugiati attorno al 175 a.C. dopo essere stati sconfitti dal Console Marco Claudio Marcello ma le prime vere notizie del borgo sono datate al 1038 d.C., quando il Marchese Bonifacio, padre della famosa Matilde di Canossa, donò al Vescovo di Modena la «Rocca che si chiama Fiumalbo».
Da quanto sappiamo, e dai resti ancora oggi conservati, il villaggio doveva allora comporsi di una rocca contraddistinta da tre torri, l’antica chiesa di San Bartolomeo, un piccolo borgo fortificato e una porta monumentale d’accesso.

Tra le strade di Fiumalbo | Foto di Maurizio Buzacchi, via #Flickr
Rimasto nell’orbita del ducato Estense, Fiumalbo mantenette per secoli il carattere isolato tipico di qualunque altro paesino di montagna, segnando un primo e vero sviluppo nel corso del 1600 e successivamente nell’Età Moderna a seguito della grande ricostruzione avvenuta all’indomani del tremendo terremoto che aveva distrutto parte dell’abitato nel 1920.
antonella romagnoli
Alcune precisazioni:
Le tigelle si chiamano in realtà crescentine, essendo le tigelle i dischi di terracotta o di pietra refrattaria in cui originariamente erano cotte le crescenti (Tigella deriva da tegella, diminutivo di tegula che in latino volgare significava coperchio, dal verbo tegere – coprire ). Questo errore linguistico purtroppo si è propagato nella terminologia collettiva, ma io correggerei.
Le costruzioni cosiddette “capanne celtiche” non sono presenti solo alle Valdare, ma anche a Doccia e in genere in tutto il versante sotto il Cimone (ne troviamo anche in località Spianata e Bellagamba, verso il confine toscano).
Anche il comprensorio sciistico di Abetone consta di 50 km di piste, per cui è per lo meno a pari merito con il comprensorio del Cimone per quanto riguarda l’Appennino settentrionale (oltretutto Fiumalbo gravita su Abetone – Val di Luce per lo sci più che sul comprensorio del Cimone, più lontano da raggiungere).
Davide Marino
Buongiorno Antonella, grazie mille delle segnalazioni. Per quanto riguarda la parte gastronomica abbiamo modificato il termine tigelle in crescentine, anche se – come giustamente fai notare tu – ormai il primo è entrato diffusamente nel linguaggio comune. Stessa cosa abbiamo fatto per le tue notazioni sui “casoni” e sulle vie sciistiche che ora sono state riportate in modo corretto.
Ancora grazie | Davide – staff tER