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[Parlami di tER] Una delle poche costanti

di /// Settembre 16, 2021
Tempo stimato di lettura: 2 minuti

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Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto.
Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!


Quando mi è stato chiesto di raccontare un luogo per la serie di sguardi d’autore di “Parlami di TER”, ho accettato subito, sicuro di non avere grossi problemi e anzi di avere una possibilità di raccontare e raccontarmi, cosa che non faccio molto spesso.

Qui sono iniziati i problemi.

Il primo lo conosco abbastanza bene. Sono un perfezionista e per scrivere anche poche battute, sapevo perfettamente che avrei impiegato giorni, per poi ridurmi all’ultimo minuto a rivedere tutto, è il motivo per cui il mio blog è sempre praticamente immobile.

Il secondo invece mi ha fatto riflettere.

Scrivendo, anzi pensando a questo post mi sono reso conto di quanta poca attenzione faccio alla mia città che odio e amo allo stesso tempo. Modena è una bella città, piacevole, vivibile, una di quelle città in cui tanti dicono “si sta bene”; allo stesso tempo, questo benessere tante volte sfocia in una piattezza che ti rinchiude in quella che un vecchio amico che scriveva racconti definiva “gabbia psichica”. Devo quindi ammettere che ho faticato per trovare un posto che spiccasse in questa città e mi sono dovuto spingere appena un po’ fuori, non tanto, a Villa Sorra.

La prima immagine che ho di Villa Sorra risale a quando ancora mi vestiva mia madre.

Ricordo che mia zia Iole passava a caricarmi con la sua vecchia Innocenti per una gita al campo volo, che guarda caso sorgeva proprio di fianco a Villa Sorra; dopo aver visto qualche deltaplano in volo, ci addentravamo in questo posto che aveva una magia tutta sua. Come probabilmente succede ad ogni bambino, a me sembrava tutto più grande. Percorrevamo questo sentiero come fosse una via d’accesso ad un giardino segreto, mentre lei mi raccontava storie di cui ormai ho perso memoria; il sentiero girava tutto intorno alla villa che però si scorgeva solo ad un certo punto. Anche di quella ho perso i ricordi e penso che nel tempo sia stata ristrutturata.

Perché ho scelto questo luogo? Semplice, penso che sia uno dei pochi a Modena che è rimasto una costante della mia vita. Mi ha visto crescere. Mi ha ascoltato strimpellare la chitarra con gli amici durante adolescenti serate d’estate, mi ha aiutato a conquistare ragazze sotto il cielo stellato e mi ospita tutt’ora per qualche picnic la domenica.


Nicola Ballotta, classe 1980, sognatore compulsivo, indigeno digitale, startupper. Vive a Modena, ma si sente cittadino del mondo. Circa tre anni fa ha fondato Saidmade, un paese delle meraviglie completo di brucaliffi e bianconigli, dove talvolta prendono forma idee davvero improbabili.

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