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[Parlami di tER] La “cantina sacra” dei monaci dell’Eremo di Tizzano

di /// Agosto 11, 2022
Tempo stimato di lettura: 2 minuti

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In una fresca e chiara mattina salire da Casalecchio di Reno fino all’Eremo di Tizzano, oltre a riempire i polmoni gratifica gli occhi con la vista di Bologna e di Casalecchio e di fronte San Luca: “la casa di tutti i bolognesi”.

  • Casalecchio di Reno (BO), Eremo di Tizzano, ph. collinebolognaemodena.it, CC_BY_NC_SA 3.0
  • Casalecchio di Reno (BO), Panorama dall’Eremo di Tizzano, ph. Carlof83 via TripAdvisor, CC_BY_NC_SA 3.0
  • Casalecchio di Reno (BO), Eremo di Tizzano – facciata, ph. Nadia Galli, CC_BY_NC_SA 3.0

Il prato antistante l’Eremo permette la libertà di prospettiva, ma è la storia del complesso monastico e la devozione dei locali verso il Crocefisso del 1500, in legno di ulivo incastonato in una cornice marmorea a forma di croce, che infonde serenità e pace.

I Monaci Eremitani Camaldolesi di Monte Corona di Frascati, presenti nel territorio dell’Idice, già nel 1621 con il monastero di Casola Canina, nella seconda metà del 1600, decisero di edificare sulle colline bolognesi (243 m. s.l.m) un complesso monastico. Individuato il terreno, all’epoca di proprietà dei Guastavillani (*), la Chiesa, dedicata a San Benedetto, ad una navata centrale con cappelle laterali, visse circa un secolo di costruzione (1655-1741).

Si accede al piccolo borgo, che oggi conta 14 abitanti, da un portale ad arcata in pietra vista, come se ci si introducesse in un’area isolata e dominata dal vento alla sommità del colle.

Nel 1724 fu eretto il campanile che, per diverso tempo, fu l’abitazione del Priore.

In epoca napoleonica, 1796-1799, come accadde per tanti edifici ecclesiastici e monastici, venne abolito l’ordine. Cosicchè, proprio nel 1799 la chiesa dell’Eremo divenne Parrocchia doppiando i Santi Protettori. Non solo dedicata a San Benedetto, come origine, ma anche a San Giovanni Battista, a causa della chiusura della vecchia chiesa di Tizzano (esistente dal 1378).  La chiesa dei Santi è anche nota con la denominazione Santuario del SS.m. Crocifisso.

In fronte alla gradinata dell’Eremo, oltre lo spazio di passeggio, i pochi gradini coperti dall’erba presentano una cancellata sorretta da due pilastri, uno di questi porta alla sua sommità una Madonna che volge lo sguardo all’Eremo.

Nel prato, i Monaci Eremiti avevano le loro celle.  Delle 17 celle ora non sono visibili i muri perimetrali nemmeno delle ultime 2 che erano rimaste a testimonianza del loro habitat.

Fiancheggiando la cancellata del cortile interno con pozzo, è possibile accedere, scendendo una decina di gradini, alla piccola Cripta che, nella stagione invernale è adibita a chiesa secondaria e vi si celebra la Santa Messa domenicale.

La Cripta, che all’epoca dei Monaci era la “cantina sacra”, datata 1600, aveva le pareti totalmente annerite ed occupate dalle botti.

Nei primi anni del Duemila è stato eliminato l’annerimento parietale con un leggero trattamento di sabbiatura, poiché, non essendoci il cemento tra le pietre, si rendeva necessario un intervento non invasivo.

La “cantina sacra”, ora divenuta Cripta con le sue bellissime volte in pietra, durante il secondo conflitto mondiale funse da rifugio.


La chiesa è sempre aperta la domenica pomeriggio dalle 16:00 alle 18:00, ma è possibile chiamare la chiesa per richiedere una visita al numero 051 /571166.
Gli orari di visita possono variare perché dipendono dalla disponibilità dei sacrestani e da quella del custode.

(*) Da https://www.originebologna.com/luoghi-famiglie-persone-avvenimenti/famiglie/guastavillani/

..”Il convento dei frati minori dei Ronchi di Venezano fu fabbricato dai Guastavillani, l’ eremo dei Camaldolesi in Ceretolo fu pure fondato su terreno a loro appartenente, nonchè l’ospitale dell’Amola a cura di Martino alias Martinetto che lo dotò.”…


Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.

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Autore

Nadia Galli

Nadia Galli, nata a Castel Maggiore (BO), laureata all’Università di Bologna, in Economia e Commercio, in Sociologia e poi in OMAPSOS (Organizzazione, Mercati, Ambiente, Politiche Sociali e Servizio Sociale) con curriculum Politiche Sociali e del Benessere è Istruttore presso l’Unione di Comuni Reno Galliera.  Giornalista pubblicista dal 2011 con la passione per la lettura e scrittura.

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