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[Parlami di tER] Bettola anno 1562

di /// Settembre 16, 2021
Tempo stimato di lettura: 4 minuti

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Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto. Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!


Ho sempre sognato, fin da quando ero bambino, di viaggiare con la fantasia. Bastava chiudere gli occhi, immaginare, posti, mondi, epoche lontane. Ora che ho passato la soglia dei quaranta anni, venti dei quali spesi in sella a un bus, qualche sogno si è perso per strada, ma non ho mai smesso di pensare che tutto può accadere.

Infatti, in un noioso pomeriggio d’agosto mentre ero alla guida del mio cavallo lungo dodici metri (il mio bus) con qualche passeggero assonnato, su una delle tante strade che portano sulle nostre belle colline piacentine, improvvisamente, non so come, l’autobus è stato avvolto da un tunnel dai colori scintillanti, sembrava di fluttuare nel nulla, il tachimetro del bus non segnava più i chilometri, ma evidenziava il numero degli anni: e lo vidi scorrere veloce, ritroso nel tempo, 2008, 2007,2006… via, via, sempre più veloce.

Poi tutto a un tratto il tachimetro iniziò a rallentare e si fermò nell’anno 1562. Mi guardai e con stupore vidi che indossavo strani abiti, di foggia medioevale, una tunica marrone di lana, una calza maglia aderente, stivali legati al polpaccio con dei lacci, e infine un lungo mantello scuro.

Ero frastornato, non capivo. Poi vidi passare un frate francescano cui chiesi lumi, mi disse che mi trovavo a Bettola nell’anno del signore 1562. Per un attimo fui felice, ma subito fui preso da sconforto; ero sì al mio paese natio, ma 446 anni prima!

Il frate mi raccontò che Bettola stava attraversando un periodo di grande splendore, in quanto sin dal 1441 al tempo del dominio visconteo era la sede della cosiddetta ”Magnifica università di val Nure”(che durò fino alla fine del 1700, ma questo il frate non poteva saperlo); un’istituzione comunitaria concessa dal Duca di Milano Filippo Maria Visconti alle popolazioni vallive nella quale erano riuniti 38 tra comuni e comunelli dislocati nel territorio della val Nure e che permetteva a queste comunità di potere legiferare in materia di tributi, giustizia, sanità, commercio. Non credevo alle mie orecchie! 500 anni prima avevano già inventato una sorta di federalismo fiscale!

Poi seguendo le orme del frate mi trovai a visitare una chiesa e un convento francescano, costruiti nei dintorni di Bettola, nel luogo dove, nel 1496 ci fu l’apparizione della beata Vergine Maria sopra una grande quercia, e che ebbe come testimone una giovane pastorella; questo fatto miracoloso, determinò negli anni a venire, un vasto e sentito culto popolare in onore della Madonna della quercia patrona della Val Nure.

In seguito dopo essermi congedato dal frate, mi misi a vagare senza meta, osservando la frenetica attività che permeava tutta Bettola, tanto è vero che mi trovai nel bel mezzo di un grande mercato di merci e bestiame, affollato di valligiani, intenti a festeggiare la grande fiera settembrina, che era stata concessa da Papa Clemente VII nel 1523.

Dopo, preso dalla stanchezza e dalla fame, feci sosta in una delle tante taverne stipate di campagnoli che si ritempravano prima di ritornare sulle montagne; qui feci l’incontro con un mercante d’olio ligure, che mi raccontò del suo lungo viaggio percorso sulla “via dell’olio” (una antica mulattiera che partiva dal golfo del Tigullio snodandosi tra le montagne dell’Appennino per giungere passando per l’alta val Nure a Bettola), per barattare l’olio con il grano dei mercanti piacentini provenienti dalla pianura padana.

Poi la mia attenzione venne carpita da un gruppo di persone sedute ad un tavolo vicino, sentì che discutevano delle continue lotte tra le due più potenti famiglie feudatarie della zona, i Nicelli e i Camia che da secoli erano in lotta per assicurarsi il dominio della valle, con imprese feroci e sanguinari, specie il saccheggio messo in atto nel 1539 da un centinaio di mercenari al soldo dei Nicelli, che partendo dal castello di Cianeto, misero a ferro e fuoco Bettola; uno degli avventori della taverna disse di avere assistito alla morte di un membro del clan dei Camia che all’ età di 90 anni fu crocefisso e scorticato vivo.

Questo grave episodio, proseguì nel suo racconto, indusse Papa Paolo III Farnese a fare erigere la torre Farnese a Bettola da adibirsi a commissariato di giustizia, diretto dagli inviati pontifici per tenere sotto controllo le continue scorribande dei signorotti locali; qualche anno dopo Paolo III nel 1543 elogiò la tenacia e resistenza che noi bettolesi avevamo sempre opposto ai feudatari della zona, mantenendo salda l’unità della Magnifica Università di Val Nure. Comunità la cui effige è rappresentata da una fanciulla nuda con i piedi che poggiano al centro del Nure, e che tiene nella mano destra un freno e nella sinistra un cartiglio recante la scritta “già fui di freno”, a simboleggiare la pace ritrovata in uno spirito di libertà e concordia.

Infatti la leggenda narra che quella bionda fanciulla dalle forme giunoniche raffigurata nello stemma sia stata l’artefice della fine della secolare faida sanguinosa che contrapponeva le due più potenti casate valnuresi i Nicelli e i Camia.

Improvvisamente sentì un trillo assordante nelle orecchie, era la sveglia!
Dovevo andare lavorare, iniziavo il turno di guida alle 6.30! Sogno o realtà?
Mi girai e sul comodino vidi un’antica moneta del 1562 da 10 baiocchi in argento!


Roberto Boiardi è nato a Bettola (Pc) il 14-09-1965. Possiede il diploma di geometra. Abita a Bettola, è sposato ed ha una figlia di 8 anni, lavora nell’azienda di trasporto pubblico di Piacenza. É il fondatore e presidente dell’associazione Bettola nel mondo i cui scopi principali sono la promozione e la valorizzazione storico-culturale e naturalistica dei territori piacentini ed il mantenimento dei contatti con le comunità di italiani all’estero. É appassionato di fantascienza, giornalismo, letteratura, ricerche storiche specie di storia locale. É rappresentante sindacale. Ama profondamente la sua terra, gli piace farne conoscere gli usi e costumi e tradizioni cercando però anche di avere uno scambio culturale con altre realtà geografiche del Italia e del mondo in modo di avere una panoramica a 360° sul mondo che ci circonda. E soprattutto ama scrivere!

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Questo articolo ha un commento

  • alba banzi

    Molto bello questo racconto..io sono nata a Milano ma il mio sangue è romagnolo di Longastrino prov.Ravenna..mio nonno bis scrisse nel 1860 parecchi libri sulle sue zone e sulle Valli di Comacchio..mi devo mettere di impegno e scrivere…anch’io

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