Parlami di tER è una serie di racconti dell’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da donne e uomini che son nati, vivono o semplicemente si sono innamorati di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. Se vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto. Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!
Ottobre 1992, l’emozione di un viaggio fortemente desiderato.
Io 22 anni, studente universitario, deciso a partire per andare a trovare quella ragazza francese incontrata gli ultimi giorni di vacanza al mare.
L’assolutismo di quando si é giovani, il pensiero che tutto durerà per sempre…
Comunque sia ero carico di energia quella mattina in cui mi misi in viaggio al buio, alle 5 di mattina con la mia Fiesta 1.1, direzione Carpentras.
Pochi soldi, e la voglia di godermi anche il viaggio, oltre che l’arrivo, mi fecero scegliere per la strada normale, la Via Emilia, per arrivare fino a Piacenza, e poi girare su per l’Appennino attraverso quella strada che passava da Bobbio, che conobbi grazie a mio fratello che là lavorava.
Rivedo i passaggi veloci attraverso i paesi e le città addormentate, Modena, Reggio, Parma, ma tutto rallentò quando a Piacenza girai a sinistra, verso i monti.
E lì mi si svelò il fantastico.

Dalla Pietra Parcellara © Daniela Zacchi
Immaginate, le 7 di mattina, l’albeggiare e iniziare a salire questa strada fantastica, magica, attorcigliata attorno a quei paesi da fiaba, raggomitolata attorno il fiume Trebbia, che attraversavo di continuo per infiniti ponti.
E il silenzio, puntellato solo da quella cassettina (sì, la cassettina) di world music registrata dalla radio.
Ero in completa sintonia con la Natura, con la Montagna, col Mondo, con me stesso.
E il regalo. Il regalo di entrare in Genova a Marassi, nel suo centro, nel suo sole ottombrino che specchiava sul mare.
Ma quella era già Liguria, ed é un’altra storia.
Ricordo con estremo piacere quel viaggio, quel senso di libertà, con la mente libera di poter fare tutto, senza vincoli, senza limiti.
Ricordo il silenzio e la pace.
Ricordo il primo frescolino che annunciava un autunno ancora mite tuttavia.
Non ho più rifatto quella strada che mi é rimasta nel cuore, e che ancora assaporo come il gusto di un bacio d’amore.
Adesso sarebbe diverso, non potrei rivivere quello stato di definizione di un momento perfetto.
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Marco Martello ha “il mondo in testa e Bologna nel cuore” e lo potete trovare su Twitter come @iomartello.