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[Parlami di tER #84] Appennino bolognese, per trovare “quello di cui si ha bisogno”

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

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Parlami di tER è una serie di racconti dell’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da donne e uomini che son nati, vivono o semplicemente si sono innamorati di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. PS: Se vuoi raccontare l’Emilia- Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuta/o. Basta una mail a  <turismoemiliaromagna[at]gmail.com> o un commento qui sotto!



Si racconta che le donne di casa Morandi avessero il divieto assoluto di spolverare i suoi vasi, le sue ciotole e le sue scatole. Il “pittore delle bottiglie”, come era stato affettuosamente definito, tra le più celebri firme del Novecento italiano, guardava i suoi oggetti prescelti durante le giornate assolate, per vedere i giochi di luce che si riflettevano sulle superfici, e poi li osservava di sera, quando i colori si spegnevano e sembravano assomigliarsi tutti. Gli piaceva che la vita quotidiana, fatta di piccoli cambiamenti, rendesse quei modelli ogni giorno diversi, soprattutto con un filo di polvere in più. Anzi, pare che si raccomandasse con le sorelle Anna, Dina e Maria Teresa perché anche il pulviscolo di quando spazzavano, finisse sui suoi oggetti personali. «Tutto è mistero, noi stessi, le cose più semplici, le più infime», era solito dire. E accanto a questi strumenti utili per il suo lavoro, c’erano i paesaggi dell’Appennino bolognese che, secondo i biografi, rappresentavano «il suo rifugio di serenità e di appagante contemplazione interiore, l’approdo ove fuggire la fatica di vivere»

Studio di Giorgio Morandi a Grizzana Morandi by  Renaud Camus

Vale davvero la pena organizzare una gita fuori porta per scoprire questo “mondo”. Sembra di rivivere la stessa atmosfera dei tempi di Morandi. Soprattutto nel piccolo borgo di Grizzana, che ha aggiunto il nome Morandi nel 1985 con un referendum popolare. Qui la sua casa è ancora visitabile, intatta così come lui l’ha lasciata. Arredi sobri, due finestre per ogni stanza, tre addirittura nel suo studio per far entrare quanta più luce possibile e allo stesso tempo per godere dei paesaggi: i tre fienili di Campiano (trasformati in un centro culturale che comprende biblioteca, sala mostre e sala convegni) e la casa della Sete, con lo sfondo dei monti di Veggio, scorci a lui tanto cari e più volte raffigurati. Alle pareti riproduzioni fotolitografiche di alcuni suoi acquerelli.


Il cuore pulsante è, però, lo studio, dove il tempo sembra essersi fermato. Appena entrerete, avrete la sensazione di vedere ancora il grande artista alle prese con il giallo di un campo di grano e i covoni sparsi qua e là. Gli straccetti ancora imbrattati di colore, gli occhiali, la stufa a legna per il riscaldamento, i pacchetti di sigarette. Vi sorprenderà un cassetto pieno di cartoline provenienti da ogni parte del mondo, un modo di conoscere “cosa c’era fuori” attraverso i ricordi dei suoi amici. Tutto intorno, poi, lungo le colline della media Valle del Reno – a circa cinquanta chilometri dal capoluogo emiliano – andrete incontro a quei borghi, quegli alberi, quei paesaggi prediletti da Morandi, che seppe renderli misteriosamente belli, fissandoli nella memoria della grande pittura.

Montovolo by Matteo Palmieri

E come questi paesaggi, dove la natura è l’unica colonna sonora, incantavano il pittore, così la loro vista vi rigenererà. È un paesaggio che incoraggia la virtù della pazienza. Attraversandolo vi accorgerete che dentro avete già rallentato, come è capitato a me. Paesi solitari da scoprire. Montovolo, chiamato il balcone dell’Appennino, la cui vista si apre sulla pianura a 360 gradi. Il silenzioso e medievale paese di Scola o, poco più su, Campolo, borgo quattrocentesco, patria dell’arenaria. Rocchetta Mattei che sembra un castello delle favole, per il suo stile arabo-moresco. Torrioni, verande e bastioni del lontano Oriente spuntano tra le dolci colline verdi in una sorta di Cremlino in miniatura. Sino alla frazione di Riola, un vero gioiellino, dove s’innalza la chiesa progettata da Alvar Aalto. L’unica opera realizzata in Italia dal grande architetto finlandese.

«In questi luoghi, riesco a trovare tutto quello di cui ho bisogno». Lo diceva Morandi. Potreste dirlo anche voi.



Isa Grassano, giornalista freelance e collaboratrice di molte testate nazionali di turismo, è anche autrice di un libro “In Viaggio con le Amiche” (Newton Compton). Lucana di origini, vive da anni a Bologna. Corre come una trottola in ogni parte del mondo, ma solo passeggiando tra i borghi dell’Appennino Bolognese è riuscita a rallentare un po’. Potete seguirla anche sul blog www.amichesiparte.com, che gestisce con la collega e amica Lucrezia Argentiero.

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