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C’era una volta un pilota inarrestabile

di /// Marzo 14, 2023
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

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C’era una volta un pilota, non penso possa essere l’inizio di una favola per far addormentare i bambini. Soprattutto se si tratta di questo pilota. Meglio iniziare a raccontarla ben consapevoli delle reazioni che potrebbe suscitare: occhi sgranati, livello di attenzione che si incendia, e una valanga di domande, di e poi?, di curiosità da soddisfare.

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C’era una volta un ragazzo nato a Bologna e cresciuto a Castel Maggiore, tutta Emilia Romagna, una terra che, onestamente, sono ormai secoli che si diverte a mettere al mondo persone destinate a cambiare la storia.
Alessandro è nato con un’incredibile dose di curiosità e una gran passione per i motori e il fatto che i suoi genitori non fossero entusiasti di questa sua voglia di correre non l’ha certo fermato. Alessandro, detto Alex, non ha mai vacillato e, con una costanza inarrestabile, ha iniziato costruendosi un kart nel garage del padre, lo stesso che, dopo il freno iniziale, lo ha aiutato e incoraggiato.

Era il 1988 quando diventò campione europeo nella categoria 135cc kart e proprio quell’anno fu protagonista di un episodio che ne condensa l’energia: durante un lungo duello con il pilota Massimiliano Orsini nella gara di Göteborg, venne speronato all’ultimo giro e costretto al ritiro. Determinato a portare comunque al termine la gara, Alex decise di spingere il kart fino al traguardo.

Tanta gavetta e un successo crescente, fino al debutto in Formula 1. Poi tester Benetton, poi Minardi e quindi Lotus. Forte, sempre esuberante, simpatico, sorridente.
E poi il primo ostacolo, quella botta spaventosa durante le prove a Spa. Una legnata davanti alla quale non si arrese e partì per andare a disputare il campionato in America. E di nuovo, iniziò a vincere, tanto e presto con quella sua inarrestabile forza che tutto travolge: debuttante nell’anno 1995, titolo conquistato due volte di fila, nel ’97 e nel ’98.

Io credo che questa sia soprattutto la storia di un ragazzo nato con una sconvolgente capacità di rimanere in piedi qualunque ostacolo ti metta davanti la vita e dotato di un entusiasmo tale che è impossibile non rimanerne travolti. Come in ogni favola che si rispetti, l’eroe deve attraversare quelle che per chiunque altro sarebbero difficoltà insormontabili, quelle che ad un certo punto fanno dire basta.
Non sono un eroe, ma un ottimista che ci prova.

E allora ecco Alex che torna in Formula 1. Tre anni di contratto Williams, chiusi dopo una sola stagione di guai, affanni, difficoltà. Ancora Cart, e nel 2001 tappa europea al Lausitzring. Il resto è drammaticamente noto, con quegli attimi irremovibili dagli occhi di chiunque quel giorno avesse una tv e un padre appassionato di corse automobilistiche. Un impatto tragico che lo avrebbe portato via per sempre, se solo lui non fosse Alex Zanardi. E alla fine gli portò via entrambe le gambe, era destino che lui continuasse a correre, il modo lo avrebbe trovato in fretta.

C’era una volta un pilota e c’è ancora: Alex è risalito in auto senza un briciolo di paura o di autocommiserazione, ha corso, ha disputato la Iron Man in bici, sedie a rotelle e nuoto. Ha vinto due medaglie d’oro e una d’argento correndo in handbike ai mondiali paraolimpici di Londra 2012 e Rio De Janeiro 2016, mentre ai mondiali su strada ha conquistato tre ori nel 2013  e nel 2015 e due nel 2014.

Ci sono persone destinate a lasciare una traccia indelebile, quella di Alex è scolpita. Inarrestabile.

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