In una fresca e limpida mattina, salire da Casalecchio di Reno fino all’Eremo di Tizzano è un’esperienza che non solo riempie i polmoni, ma gratifica anche lo sguardo: da lassù si domina Bologna, Casalecchio e, di fronte, il maestoso Santuario di San Luca, “la casa di tutti i bolognesi”.
Casalecchio di Reno (BO), Eremo di Tizzano, ph. collinebolognaemodena.it, CC_BY_NC_SA 3.0
Casalecchio di Reno (BO), Panorama dall’Eremo di Tizzano, ph. Carlof83 via TripAdvisor, CC_BY_NC_SA 3.0
Casalecchio di Reno (BO), Eremo di Tizzano – facciata, ph. Nadia Galli, CC_BY_NC_SA 3.0
Il prato che si apre davanti all’Eremo regala un’ampia prospettiva, ma è la storia del complesso monastico e la devozione dei fedeli verso il Crocifisso del Cinquecento, scolpito in legno d’ulivo e incastonato in una cornice marmorea a forma di croce, a infondere un senso profondo di pace e serenità.
I Monaci Eremitani Camaldolesi di Monte Corona di Frascati, già presenti nell’area dell’Idice sin dal 1621 con il monastero di Casola Canina, decisero nella seconda metà del Seicento di edificare un nuovo complesso sulle colline bolognesi, a 243 metri sul livello del mare. Il terreno scelto, all’epoca di proprietà della famiglia Guastavillani (*), ospitò la costruzione della chiesa dedicata a San Benedetto, a navata unica con cappelle laterali. L’edificazione si protrasse per circa un secolo, dal 1655 al 1741.
Si accede al piccolo borgo, oggi abitato da appena 14 persone, attraverso un portale ad arcata in pietra a vista, come varcando la soglia di un luogo appartato, sospeso nel tempo, battuto dal vento alla sommità del colle.
Nel 1724 fu costruito il campanile, che per lungo tempo servì da abitazione al Priore.
Durante l’epoca napoleonica, tra il 1796 e il 1799, l’ordine religioso fu soppresso, come accadde a molti altri enti ecclesiastici. Così, nel 1799, la chiesa dell’Eremo venne trasformata in parrocchia, affiancando a San Benedetto anche la figura di San Giovanni Battista, patrono della chiesa di Tizzano chiusa nello stesso periodo (fondata nel 1378). L’edificio è oggi noto anche come Santuario del SS.mo Crocifisso.
Di fronte alla gradinata dell’Eremo, oltre l’area di sosta e i pochi scalini ormai coperti d’erba, si erge una cancellata sorretta da due pilastri; su uno di essi si trova una statua della Madonna che volge lo sguardo verso l’Eremo. Nel prato adiacente, un tempo sorgevano le celle dei monaci eremiti. Delle 17 originarie, oggi non restano neppure le tracce delle due ultime visibili fino a qualche decennio fa.
Accanto alla cancellata che delimita il cortile interno con pozzo, una breve scalinata conduce alla piccola cripta. Nei mesi invernali, questo ambiente viene utilizzato come chiesa secondaria, dove si celebra la Messa domenicale.
La Cripta, un tempo nota come “cantina sacra” e risalente al 1600, presentava pareti annerite e ospitava grandi botti. Nei primi anni Duemila, si è proceduto alla pulizia delle superfici con un leggero trattamento di sabbiatura, evitando materiali invasivi poiché le pareti sono composte da pietre senza l’uso di cemento.
Oggi, questa antica cantina, trasformata in Cripta con le sue suggestive volte in pietra, conserva il ricordo del passato e testimonia un’ulteriore pagina di storia: durante la Seconda guerra mondiale, fu utilizzata come rifugio.
Informazioni
La chiesa è sempre aperta la domenica pomeriggio dalle 16.00 alle 18.00, ma è possibile chiamare la chiesa per richiedere una visita al numero 051 /571166.
Gli orari di visita possono variare perché dipendono dalla disponibilità dei sacrestani e da quella del custode.
Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
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Autore
Nadia Galli
Nadia Galli, nata a Castel Maggiore (BO), laureata all’Università di Bologna, in Economia e Commercio, in Sociologia e poi in OMAPSOS (Organizzazione, Mercati, Ambiente, Politiche Sociali e Servizio Sociale) con curriculum Politiche Sociali e del Benessere è Istruttore presso l’Unione di Comuni Reno Galliera. Giornalista pubblicista dal 2011 con la passione per la lettura e scrittura.
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Mauro Dalla
Buongiorno. Alcuni dicono che la “cantina sacra” era usata come conserva o ghiacciaia. Le risulta?
Davide Marino
Buongiorno Mauro,
non abbiamo letto nulla di specifico a riguardo, ma non ci stupiremmo se la cripta fosse usata nel tempo a tali fini.
Cordialmente
Davide