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[Parlami di tER] Cosa fare due giorni a Parma: fra assaggi d’opera e storia dell’antico Ducato

di /// Marzo 12, 2022
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Era da tempo che volevo visitare Parma, e l’occasione di avvicinarmi alle terre dell’immortale Verdi è arrivata poco prima di Natale.

C’è chi la paragona a una qualche capitale europea di prestigio, e forse proprio per questo la mia prima impressione è stata di una città normale. Poi, una volta entrata nel vivo dei suoi tesori, mi sono sentita coinvolgere un po’ di più.

Addirittura la mia compagna di stanza in ostello era una studentessa straniera di canto lirico al Conservatorio, lo stesso dove studiò Renata Tebaldi…
Non male come inizio in tema! Ecco qui il mio racconto.

PRIMO POMERIGGIO A PASSEGGIO IN CENTRO

Camminando dalla stazione ferroviaria arrivo al parco del Complesso Monumentale della Pilotta, simbolo del potere ducale dei Farnese e sede fra l’altro della Galleria Nazionale.

Noto per primo il laghetto da cui sembrano spuntare gli alberi; mi sembra un dettaglio molto originale fra i prati, due sculture di partigiani, e quel che rimane di un grandioso monumento dedicato a Giuseppe Verdi.

C’è molto da vedere a Parma, ma io preferisco sempre assaporare un viaggio a piccole dosi.

Dovrei andare a vedere qualcosa del Parmigianino. Ho letto della Camera di San Paolo. Mi potrebbe incuriosire il Castello dei Burattini. Ci sarà da fare tappa al Duomo e all’altissimo Battistero in marmo rosa… C’è anche la Casa della Musica con Verdi seduto su una panchina e un museo multimediale sull’opera lirica.

Non posso andare al Museo del Parmigiano Reggiano perché a metà dicembre è chiuso alle visite individuali.

  • Parma - Parco della Pilotta © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0
  • Parma - Torre Civica © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0

Mentre cammino meditando sul da visitarsi, ecco spuntare le prime chicche: a Parma le statue “parlano”!

Non scherzo, si tratta di un innovativo progetto che ha coinvolto diverse scuole. Davanti ad ognuna c’è un pannello con un numero di telefono, a cui risponde l’interessato!

Se poi entri in un ristorante del centro, ti puoi trovare il menù diviso in atti. Al momento è un po’ fuori dalle mie possibilità, ma me la segno in agenda per un’occasione futura.

AL PARCO DUCALE

Con due giorni a disposizione e una filosofia di viaggio rigorosamente slow, mi decido per Maria Luigia e naturalmente per un assaggio museale di lirica.

Comincio la mattina seguente con un giro nell’esteso Parco Ducale, facendo ben attenzione a non scivolare per via del ghiaccio.

Bello essere di nuovo in Emilia; anche se fa freddo e di sera c’è la nebbia, tutto è pianeggiante, e tanti sono i ciclisti.

Questo posto dev’essere ancora più rigoglioso di natura nella bella stagione, ma anche nel silenzio dell’inverno che spoglia gli alberi, ha un suo fascino. C’è il sole, e io mi fermo più volte davanti alle panche, che paiono esser state messe lì apposta come pezzi da museo!

Arrivo davanti al palazzo con l’idea di visitarlo, ma non è possibile perché è la sede dei RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri).

M’incammino pertanto verso il Museo Glauco Lombardi, che prende il nome dal professore che si dedicò alla raccolta di documenti e oggetti appartenuti a Maria Luigia.

LA BUONA DUCHESSA

Maria Luigia d’Austria fu scelta da Napoleone come seconda moglie, per dare all’imperatore un erede. In seguito alla condanna all’esilio del marito, diventò duchessa di Parma e Piacenza per decisione del Congresso di Vienna.

Donna di profonda umanità ma assoggettata a un protocollo rigido, esercitò solo funzioni di rappresentanza. Ma è a lei che si deve la costruzione di importanti istituzioni culturali, come il Teatro Regio, protagonista ogni anno del Festival Verdi.

Parma - Parco Ducale © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0
Parma – Parco Ducale © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0

Il museo custodisce molto materiale interessante: ad esempio il bauletto di farmacia che portava con sé nei suoi frequenti viaggi, il suo archivio di lettere, un tappeto da tavolo ricamato da lei stessa, il letto dove dormiva, il dono di nozze, e così via.

Si entra subito nel Salone delle Feste, in cui primeggiano un abito di gala e un suo ritratto al fondo, mentre ai lati centrali sono disposte due teche contenenti gli oggetti appartenuti sia a lui che a lei, una di fronte all’altra.

Inoltre un pannello riassume le tappe del matrimonio, lei che non invidiava per niente la prescelta… e invece ecco le rinunce protocollari, con l’obbligo di lasciare tutto del suo paese e adottare lingua e costumi stranieri.

L’ultima sala è dedicata nient’altro che a lei e alle sue passioni. Maria Luigia ricamava e dipingeva… molto bello un acquerello del Passo del Sempione, alcuni ritratti dei suoi amati cagnolini e due bellissimi Notturni, uno sul lago e un altro fluviale.

SULLE TRACCE DELL’OPERA

Io amo la musica moderna, ma l’opera è davvero un mondo straordinario, niente affatto finito. Rispetto ai tempi di Verdi, Puccini, Bellini e Donizetti, cantati da miti come la Callas o Caruso, ha cambiato volto, e oggi tratta più di argomenti attuali.

Sento che Parma è il posto giusto per approfondire il tema. La mostra Opera Palcoscenico della Società è stata infatti una visita parecchio orientata al carattere di questa grandiosa combinazione di parole, musica, recitazione, composizione e scenografia.

Faccio fatica a immaginarmi una serata di spettacolo all’insegna della mondanità, però questo avveniva agli esordi.

Il pubblico faceva di tutto, compresa “la felicità dei salumieri” dedicandosi in sala anche a succulenti banchetti.

  • Parma - mostra Opera Palcoscenico della Società © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0
  • Parma - mostra Opera Palcoscenico della Società © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0
  • Parma - museo Glauco Lombardi © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0

L’opera poteva trattare, per esempio, di un personaggio di spessore politico e poi “deviare” su una faccenduola amorosa, situazione-tipo che nel ‘600 era poi il vero motivo per cui l’opera era stata pensata. O magari a teatro ci si andava anche solo per gli acuti del cantante.

Con l’opera le donne diventano grandi protagoniste in barba a qualsiasi censura di genere, e si fa strada l’adesione agli ideali del Risorgimento, con signori che potevano presentarsi in frac e cravatta tricolore.

Se oggi però andiamo a teatro e le luci si spengono, e tutto si svolge in ordine, è grazie ad un direttore d’orchestra leggendario, nato proprio qui:

ARTURO TOSCANINI

Mi era sfuggito che poco lontano c’è anche la sua Casa-Museo!
Rivedo i miei programmi per non perdermela. Ho fatto bene, anche perché la signora che mi accoglie è molto disponibile a rispondere ad alcune domande.

Toscanini sosteneva che l’arte fosse indipendente da qualsiasi ideologia, perché l’arte unisce i popoli, qualunque siano le loro idee. L’arte rimane sempre manifestazione dello spirito.

Diversamente da tanti direttori d’orchestra del suo tempo, bravi ma troppo ingessati nel ruolo, lui è stato la chiave di svolta, con un senso di libertà nella musica che ha lasciato un segno in molti. Anche Verdi agli inizi suonò come qualcosa di differente.

Persone così vanno conosciute più da vicino, perché la loro vita è un esempio di determinazione non comune.

Verdi perse i suoi due bambini, e poi la moglie. Stette fermo 10 anni.

Toscanini si trovò una squadraccia per essersi rifiutato per ben due volte di dirigere l’inno fascista Giovinezza prima di un’opera.

Approfitto della conversazione per capire un po’ di più dello spirito di Parma, ed è così che vengo a sapere che i cartelli visti sul Ponte di Mezzo la sera precedente non erano un tocco di allegria…

Parma DI QUA, Parma DI LÀ

Parma - Ponte di Mezzo © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0
Parma – Ponte di Mezzo © 2022 di PatriziaZampieri con licenza CC BY-ND 4.0

Esistono davvero due Parme, quella del centro storico con i suoi signori, e quella dove fiorirono centri di ritrovo culturali e patriottici (e proprio in quest’ultima era nato Arturo). Due quartieri diversi eppure importanti, collegati dallo stesso ponte.

Io mi trovavo quindi nella parte Oltretorrente, dove ho anche cenato con un toast gigante e visitato la Chiesa della SS. Annunziata, interessante per una pianta a rettangolo e gli interni in bianco.

In questa parte della città la vita si svolge in maniera più… normale. Come la prima sensazione appena arrivata.

Due giorni sono volati, ma parto contenta, sicura che ci rivedremo presto.


Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che sono nate, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
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Autore

Viaggio in Italia piano piano, vivendo esperienze ed emozioni.
Con l’Emilia-Romagna ho un legame speciale, perché dalla mia mamma faentina ho imparato a raccontare
col cuore: i miei racconti li trovate anche su https://italiacittadarte.com

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