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Antonio Ligabue, itinerario in Emilia Romagna

di /// Dicembre 20, 2022
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«So che nessuno mi crede, e forse nemmeno tu, ma io andrò nei più grandi musei del mondo».

Antonio Ligabue ad Augusto Agosta Tota, amico e suo primo mercante d’arte

Antonio Ligabue, l’artista naïf che il grande pubblico ha conosciuto solo recentemente, grazie al film “Volevo nascondermi” (sono pochi quelli che già lo conoscevano), pur essendo nato in Svizzera, ha un legame forte e profondo con l’Emilia Romagna.

Al pluripremiato* film e alla straordinaria interpretazione di Elio Germano va il merito di aver portato all’attenzione internazionale il riscatto di una profonda sofferenza interiore dovuta ad una dolorosa vita da romanzo segnata da povertà, solitudine, disagio psichico ed emarginazione grazie al talento innato per il disegno che anima il suo folle geniale amore per l’arte.

Da parte nostra vogliamo provare a farvi approfondire la conoscenza di uno dei grandi artisti italiani del Novecento partendo dai luoghi dove ha vissuto e che lo hanno ispirato.

Luoghi dove questo uomo, apparentemente abbandonato da tutto e da tutti, trova finalmente un modo per riuscire a esprimere il suo sfavillante mondo interiore con il disegno e l’arte figurativa, diventando uno dei maestri e protagonisti fondamentali dell’arte contemporanea internazionale.

Gualtieri
Antonio Ligabue – Autoritratto
Foto di Comune di Gualtieri

Vita di Antonio Ligabue

Fiume Po a Guastalla Ph. Nicchio
Fiume Po a Guastalla Ph. Nicchio

Trasferitosi -non sapendo una parola di italiano-  nella bassa reggiana a Gualtieri, dopo un’infanzia non felice (non visse mai con la sua vera famiglia perché dato in adozione) caratterizzata da grandi disagi e dalle malattie (rachitismo e gozzo) che ne comprometteranno lo sviluppo fisico, mentale e psichico, continua la sua vita nomade e di estrema povertà, vivendo come un selvaggio nei boschi, lavorando saltuariamente come manovale o bracciante presso le rive del Po e iniziando a dipingere, attività che dà sollievo alle sue ansie, mitiga le sue ossessioni e riempie la sua solitudine.

L’amico Augusto Agosta Tota lo ricorda in un capanno sulle rive del Po dove viveva allo stato brado e dove inizia a lavorare l’argilla, nota come tivèr nel dialetto emiliano.”

Il suo primo ricovero in ospedali psichiatrici risale già al periodo svizzero e prosegue anche nel reggiano, a causa dei suoi ripetuti stati maniaco-depressivi, che sfociano talvolta in attacchi violenti autolesionistici o contro altri.

Decide di dedicarsi completamente alla pittura e alla scultura, nel 1928, grazie all’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, che ne comprese l’arte genuina e gli insegnò l’uso dei colori a olio.

La sua arte, autodidatta e istintiva, caratterizzata dalla forza del mondo rurale del mondo in cui vive e dalla sua pazzia, diventa piano piano molto prolifica (più di 1000 quadri,  70 sculture, 200 disegni e un centinaio di puntesecche ) e popolata, in gran parte, da una vera e propria giungla fantasiosa fra i boschi del Po.

La notorietà di “Toni al mat” –il matto, così veniva chiamato in paese– , inizia sul finire degli anni 40, quando cresce l’interesse della critica nei confronti delle sue opere mentre è negli anni cinquanta che inizia il suo periodo più produttivo con la presenza a mostre collettive e le prime personali.

Fu così che Ligabue iniziò ad avere una certa stabilità economica che gli permise di vivere solo della sua arte e di coltivare l’altra sua passione: i motori, comprando numerose moto Guzzi in sella alle quali scorrazzava per le vie di Gualtieri: ambasciatore ante litteram della Motor Valley emiliana.

Non riuscì mai a stabilizzarsi soggiornando alternativamente presso il ricovero di mendicità Carri di Gualtieri o in casa di amici, come lo scultore Andrea Mozzali, che lo ospitò a casa sua a Guastalla.

Itinerario in Emilia Romagna sulle tracce di Antonio Ligabue

Questo è il nostro itinerario alla (ri)scoperta di Antonio Ligabue, che si snoda nei territori legati all’artista che nonostante la sua diversità fu capace di colpire il cuore delle persone.

Gualtieri (RE)

Gualtieri - Piazza Bentivoglio
Gualtieri – Piazza Bentivoglio

È in questo piccolo borgo della bassa reggiana che si stabilisce dopo l’espulsione dalla Svizzera dovuto all’ennesima aggressione contro la madre adottiva.

Il luogo non è scelto a caso visto che si tratta del paese d’origine del padre Bonfiglio Laccabue, di cui distorce il cognome considerandolo l’uxoricida della madre.

Siamo nella bassa reggiana, mondo rurale emiliano non lontano da Brescello nota per i personaggi di Guareschi e Luzzara paese natale di Cesare Zavattini e patria dei naif.

E’ in questo Mondo piccolo, fatto di sentieri, argini e campanili che si stagliano tra le nebbie, che l’artista scopre il suo talento e viene scoperto dal mondo.

Quattro le soste consigliate:

  • La Fondazione Museo Antonio Ligabue che raccoglie un patrimonio permanente di opere dell’artista gualtierese, ospitato nelle sale monumentali del piano nobile di Palazzo Bentivoglio, che include materiale bibliografico e iconografico del pittore, un autoritratto, fotografie, stampe, sculture, filmati originali oltre ad  una serie di incisioni che rappresentano l’amore dell’artista per la natura selvaggia e per la campagna.
  • La Casa Museo Ligabue, dove l’artista trovò asilo e rifugio nei momenti di solitudine, accolto dalla famiglia di Celso e Umberto Caleffi dormendo nel fienile (cosa comune per il periodo in cui le case erano affollate da famiglie numerose che destinavano parte degli ambienti alla custodia di scorte per le persone e per gli animali). Ad accoglierti e guidarti nella visita sarà il nipote di Berto, Giuseppe, tra statue in terracotta, dipinti e una delle sue tante moto.

Una curiosità: è stata anche ricreata la camera da letto che Antonio Ligabue aveva quando alloggiava alla locanda di Guastalla dove conobbe la sua amata ostessa Cesarina.

  • il Cimitero dove è sepolto per ammirare la maschera funebre in bronzo sulla sua lapide realizzata dall’amico scultore Andrea Mozzali.

«Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all’ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore»

(Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue)

  • Isola degli internati – oggi silenziosa oasi naturalistica con un piccolo porticciolo in cui attraccano le barche private e una pista ciclabile che costeggia il Po, porta questo nome perché nel 1945 fu data in gestione ad una cooperativa agricola di sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti, come occasione per ricominciare a vivere. Un luogo sospeso tra il passato e il presente, tra pioppi e nebbie, che diventò il rifugio dell’artista, quando entrava nelle sue profonde e tormentose crisi e si sentiva rifiutato dalla comunità.

Pieve di Cento (BO)

Pieve di Cento
Pieve di Cento, panorama – Ph. www.bolognawelcome.it

La seconda tappa si trova nella pianura bolognese molto simile per certi aspetti a quella reggiana.

Qui è possibile visitare il Museo Magi ‘900 che, in quanto Collezione permanente dedicata ad alcuni dei protagonisti e dei movimenti dell’arte e della cultura visiva tra XX e XXI secolo, non poteva non esporre almeno un’opera dell’artista reggiano, un olio su tela che raffigura degli animali (2 piccioni), tema tanto caro all’autore.

Ci piace pensare che la location non sarebbe dispiaciuta all’artista dal momento che la sede museale è stata ricavata in un vecchio silo del grano del 1933 salvato dalla demolizione che ha continuato a rinnovarsi sempre, negli spazi fisici e nelle acquisizioni e nei campi di attività, un po’ come l’artista.

Antonio Ligabue: per approfondire

Biografia

Selezioni di opere

Film e sceneggiati dedicati ad Antonio Ligabue


Se infine sei tra i fortunati che hanno per le mani un’opera di Ligabue o presunta tale sappi che la Fondazione archivio Antonio Ligabue di Parma, presieduta da Augusto Agosta Tota, è a disposizione per una valutazione gratuita delle opere dell’artista.


 

*2021 – 7 David di Donatello, per miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, migliore autore della fotografia, miglior scenografo, miglior acconciatore e miglior suono

*2020 – Festival di Berlino, Orso d’Argento per il migliore attore a Elio Germano

*2020 – Nastro d’Argento, Nastro dell’anno

*2020 – 2 European Film Awards, Migliore fotografia e migliori costumi

Autore

Celestina Paglia

Sangue siculo – abruzzese, nata e cresciuta a Firenze, emiliano romagnola di adozione. Montanara inside da sempre, da poco ha scoperto la sua passione anche per il mare…

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