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[ParlamiditER] Magiche Atmosfere Déco: una recensione fotografica

di /// Agosto 31, 2021
Tempo stimato di lettura: 2 minuti

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Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da donne e uomini che son nati, vivono o semplicemente si sono innamorati di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto. Basta una mail a <turismoemiliaromagna[at]gmail.com> o un commento qui sotto!




Dopo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, il complesso dei Musei San Domenico – Forlì ospita questo anno l’interessante e curata esposizione “Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia” dedicata al periodo artistico-culturale dell’Art Déco italiano.
Visitabile fino al 18 giugno, la mostra accompagna i visitatori verso il gusto inconfondibile, la fascinazione scintillante e il linguaggio artistico dell’autentica produzione artistica italiana ed europea negli anni Venti, con esiti soprattutto americani dopo il 1929. Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come gli storici sono soliti definirli, dai toni sfarzosi di una moderna borghesia mondana, ben lontana dall’orizzonte cupo dei totalitarismi che poco dopo avrebbero segnato l’intero assetto europeo tra guerre, rivoluzioni e miseria umana.

Non uno “stile” artistico ma un “gusto” condiviso che divenne fenomeno di natura internazionale a partire dalla straordinaria esposizione di Parigi del 1925, con derivazioni che arrivarono anche fino alla fine degli anni Trenta. Una moda decorativa che trovò le sue origini nel Liberty e nelle avanguardie, in primis il Futurismo, ma con un netto superamento delle linee floreali, sinuose simmetriche dell’Art Nouveau a favore di forme sintetiche più rigorose, nette, astratte e anche “zigzagate”.
Espressioni massime si possono ritrovare nelle architetture pubbliche del tempo, come nelle sale cinematografiche, nelle stazioni ferroviarie, nelle sale teatrali, negli arredamenti interni dei moderni transatlantici, ma anche nelle lussuose residenze borghesi, caratterizzate da inconfondibili ripetizioni di “ghirigori” che adornavano portoni d’ingresso, luminose vetrate e ringhiere in ferro battuto.

In questo panorama si inserisce a pieno titolo nel progetto di valorizzazione dell’Art Decò promosso dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì anche la mostra “Magiche Atmosfere Déco” allestita all’interno del Padiglione delle Feste e del Divertimento di Castrocaro Terme (FC). Realizzato tra il 1936 e il 1941 in pieno regime fascista sotto la regia del decoratore e restauratore italiano Tito Chini, esso rappresenta il monumento Art Déco per eccellenza con le finiture e decorazioni in stile liberty e maioliche originali.Il gusto di quegli anni e la stretta relazione tra arte e storia fascista rieccheggiano tra le sale in una perfetta armonia di luci e colori.

Il connubio suggestivo tra architettura e decorazione fanno di questo edificio un luogo di ineluttabile eleganza, dalle strutture essenziali e simmetrie eleganti che s’intrecciano alle alchimie cromatiche delle ceramiche decorative. La mostra “Magiche Atmosfere Déco” si articola con semplice leggiadria donando un nuovo sguardo alla cartellonistica pubblicitaria, ai manifesti teatrali, alle pitture simboliche decorative del tempo. Segue il mio personale portfolio fotografico con alcuni scatti realizzati durante una visita alla mostra allestita all’interno Padiglione delle Feste e del Divertimento, che ancora una volta sa affascinare tanti visitatori cultori del “bello” architettonico.

  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
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  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi
  • Photo: Sara Camporesi


 

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