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L’Emilia Romagna da raccontare

di /// Febbraio 24, 2023
Tempo stimato di lettura: 2 minuti

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È accaduto per caso, un giorno di fine estate.
Finché non ho avuto l’età per aiutare mio padre durante la stagione estiva del nostro bagno a Riccione, i miei genitori mi spedivano sempre a trascorrere il mese di agosto in campagna, dai genitori di mamma, convinti che fosse tutta salute, che mi sarebbe servito per non dimenticare le mie origini emiliane. Respiri aria pura, ti tonifichi, mi sembra ancora di sentirlo quel tono sbrigativo che mia madre mi riservava quando voleva minimizzare le suppliche per rimanere in città con i miei amici, tra i campetti da calcio, la spiaggia affollata, la veranda e i videogiochi del nostro bagno, il Bellablu, e il giardino di Lorenzo, il mio migliore amico.
Incorruttibile e implacabile, alle 6 di mattina di ogni 1° agosto il babbo mi veniva a svegliare, iniziava a caricare il baule con tutte le mie cose, mi salutava con un abbraccio a rischio soffocamento e alle 7.00 spaccate mia madre era alla guida attraverso le province dell’Emilia Romagna direzione Salsomaggiore Terme, quieta città termale tra le colline parmensi.

Quel giorno avevo finito tutti i compiti di scuola ed esaurito la scorta di fumetti, il nonno era impegnato nell’orto e non mi avrebbe dato lezioni di moto fino al giorno dopo, io mi annoiavo così tanto che mi decisi a uscire nonostante il sole ancora bruciasse.
Presi la bicicletta e mi lanciai sulla strada che dalla collina scende in paese, verso quello che tutt’ora considero uno dei monumenti più suggestivi di tutta Italia. Ed eccolo lì, lo stabilimento termale Berzieri, termeberzieriricordo come se fosse ieri quanto mi sia apparso imponente quel giorno, scintillante e immobile a ricordare il passato di splendore di cui oggi rimane traccia solo sui libri. Presi posto sulla panchina della piazza e iniziai per la prima volta a immaginare sfilate di cavalli e carrozze, i cappelli dei gentiluomini e gli ombrellini con cui le signore si riparavano dal sole, le luci gialle e tremolanti dei lampioni a olio, i portieri in livrea fuori dagli alberghi che difendevano la riservatezza della regina Margherita di Savoia, di Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Verdi e di tutte le celebrità dell’epoca che qui tentavano di prendere una pausa dalla vita frenetica.
Rimasi l’intero pomeriggio a immaginare quella vita, unendo i libri di storia, i racconti tramandati, le foto e i filmati che fino a quel momento mi erano sembrati superflui e, sì, anche parecchio noiosi.
E invece eccola lì davanti ai miei occhi l’Emilia dimenticata, così vera e nitida che quasi mi sembrava di potermi alzare, fare un inchino e unirmi ai balli di fine estate.

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